I cinque dubbi del "Rubygate"
Berlusconi: "Vogliono distrarmi"
La prova è evidente. La procura di Milano ha raccolto una montagna di documenti per mandare sotto processo il premier Silvio Berlusconi. Così evidenti che è possibile saltare la fase dell'udienza preliminare e far sedere il Cavaliere direttamente sul banco degli imputati. È questa la convinzione del gip milanese che ha rinviato a giudizio il premier. Ma quali sono gli elementi così «evidenti»? Quante sono le prove «schiaccianti» contro Berlusconi, accusato di prostituzione minorile e concussione? Secondo il procuratore aggiunto Ilda Boccassini e i pubblici ministeri che indagano sul «caso Ruby», il premier avrebbe organizzato nella sua villa di Arcore feste a luci rosse, avrebbe pagato le ragazze che frequentavano Villa San Martino e avrebbe avuto un rapporto sessuale con la giovane marocchina, benché sapesse che era minorenne. PROSTITUZIONE MINORILE Fino ad oggi sia gli indagati, sia i testimoni ascoltati dagli inquirenti milanesi, hanno sempre riferito che la marocchina Karima el Mahroug ogni volta che si presentava alle feste oppure parlava con altre ragazze raccontava che aveva 24 anni, di essere di nazionalità egiziana (e non marocchina), di essere originaria di una famiglia di alto livello sociale, in particolare di essere figlia di una nota cantante egiziana, e di essere la nipote di Mubarak, ex presidente egiziano. Parole che la stessa ragazza ha anche messo a verbale davanti ai legali del premier, gli avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo. Nel corso delle settimane è stato invece detto e scritto tutto il contrario di tutto. «Ha fatto sesso con Berlusconi», e subito dopo invece «non ha avuto rapporti con il premier». Fino a quando la stessa Ruby si è presentata in televisione e ha dichiarato davanti a milioni di telespettatori che non è mai accaduto nulla con il Cavaliere. «Lui non mi ha mai toccata nemmeno con un dito. Anzi. Era disposto ad ascoltarmi a differenza di tutti gli psicologi che ho incontrato e che sono pagati per farlo». Ma la procura di Milano non crede a queste parole, tanto da aver chiesto il processo anche sulla base di alcune intercettazioni tra le ragazze di via dell'Olgettina a Milano. Per quanto riguarda la prostituzione minorile anche altre giovani hanno affermato ai magistrati che Ruby Rubacuori diceva sempre di essere maggiorenne. CINQUE MILIONI DI EURO Al centro dell'inchiesta sono finiti i presunti soldi che Berlusconi avrebbe consegnato alle ragazze per le prestazioni sessuali e anche il presunto ricatto da parte della marocchina nei confronti di Silvio Berlusconi. «Con il mio avvocato abbiamo chiesto al Cavaliere cinque milioni in cambio del fatto che io passi per pazza, che racconto solo cazzate», ha detto al telefono la giovane Karima. Quando la conversazione è stata divulgata, ha poi smentito categoricamente quelle parole. E nelle stesse carte in mano agli inquirenti ci sono intercettazioni tra Ruby e il fiduciario di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, al quale la giovane chiede insistentemente di poter avere qualche soldo. Dice che le bastavano cinquemila euro per sopravvivere. E quindi non cinque milioni. ACCUSA DI CONCUSSIONE Per la procura di Milano Silvio Berlusconi avrebbe telefonato la notte tra il 27 e 28 maggio scorso alle 23 per far affidare Ruby al consigliere regionale Nicole Minetti, anche lei indagata in questa inchiesta, per «occultare - sostiene la procura - il delitto di prostituzione minorile». Insomma, per i pubblici ministeri avrebbe telefonato per fare pressioni, utilizzando la sua carica di presidente del Consiglio dei ministri. Il premier al telefono ha detto che Ruby era la nipote di Mubarak. Circostanza che era stata riferita dalla stessa Ruby al premier. Dalle dichiarazioni rilasciate dal capo di gabinetto della Questura di Milano, Pietro Ostuni, emerge che lo stesso premier non avrebbe mai tentato di intimidire nessuno e che tantomeno avrebbe minacciato qualcuno per far uscire dalla Questura Karima. Anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha spiegato che non c'è stato nessun privilegio in quella vicenda perché sono state seguite tutte le procedure. FOTO A LUCI ROSSE È durato settimane il tam tam sull'esistenza o meno di immagini del Cavaliere senza abiti a Villa San Martino durante le feste che organizzava insieme, tra gli altri, a Lele Mora, Emilio Fede, entrambi indagati, e decine di ragazze. Tanto che alla fine lo stesso procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati ha dovuto smentire l'esistenza nel fascicolo processuale di fotografie «compromettenti», scatti rubati dagli invitati. AD ARCORE UN PUTTANAIO Una delle ragazze intercettate, M.T., parlando con un'altra giovane frequentatrice di villa San Martino, in una intercettazione dice che «quando qualcuno ha iniziato a far vedere il culo la serata è decollata in un susseguirsi di scene più o meno volgari, come se fosse naturale...siamo proprio in un puttanaio». Ascoltata poi dai magistrati, avrebbe dichiarato che nessuno, quando lei era presente alle cene con Silvio Berlusconi, ha mai fatto sesso e che nessuno le aveva mai proposto nulla del genere. In questa inchiesta, fino ad ora, in molti hanno ritrattato le versioni dei fatti, hanno smentito quanto detto al telefono. Ma la magistratura, convinta di aver raccolto nelle centinaia e centinaia di pagine di intecettazioni, sms e interrogatori «prove evidenti», sono andati avanti, ottenendo l'accoglimento da parte del gip del rito immediato. E dunque Silvio Berlusconi sotto processo per prostituzione minorile e concussione.