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Dalle scuole al web Avanza l'alleanza dei giustizialisti

Silvio Berlusconi

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{{IMG_SX}}Una foto del premier Silvio Berlusconi che si sistema la cravatta e sotto la scritta nera in stampatello su sfondo bianco che recita: Appuntamento a Piazzale Loreto. Le locandine sono spuntate nella notte fra il 12 e il 13 febbraio su alcuni muri di Montecavolo di Quattro Castella, nel reggiano. Da Montecavolo a Facebook dove spunta il sito «Incontrare Berlusconi a Piazzale Loreto» con tanto di foto del Premier a testa in giù oppure «Una ghigliottina per Berlusconi», ovvero «unitevi per decapitare il Presidente del Consiglio». Che burloni. Eppure i tre esempi sono illuminanti per capire quello che aspetta il Cavaliere dopo il 6 aprile («il nostro 25 aprile», lo hanno ribattezzato altri «compagni» creativi sul social network). Del resto l'Italia è abituata a piazze e ghigliottine. C'è stato il Piazzale Loreto di Benito Mussolini, quello del Presidente Giovanni Leone, poi è toccato a Bettino Craxi e alla fine è stato il turno dell'intera Prima Repubblica, massacrata in diretta tv. Ora tocca a Silvio. Quando radio-procura ieri ha annunciato il giudizio immediato per il Premier, è partita la raffica di monetine virtuali lanciate contro Berlusconi da Libertà e Giustizia, il Popolo Viola, Valigia Blu, la galassia delle donne di «Se non ora quando?». Un post ogni pochi secondi. C'è chi vuole organizzare un sit-in a Milano per il 6 aprile e chi tiene ossessivamente sotto controllo le principali testate, soprattutto quelle televisive (perché «Studio Aperto ha dedicato al caso solo 30 secondi!»). I viola temono l'insabbiamento e reagiscono linkando la notizia ovunque. Dalla rete alla sacrestia. Un sacerdote di Bergamo ha deciso di dedicare sei pagine del periodico parrocchiale a una stroncatura di quello che già nel titolo viene chiamato «Berlusconi e il Berlusconismo». Silvio viene accusato di «mancanza di senso dello Stato, tra barzellette, corna, cucu' ad appuntamenti istituzionali» e «consigli per gli acquisti di varia natura», con «insofferenza per la legalità, le regole e le istituzioni», «confusione tra privato e pubblico» e «populismo come guida per le scelte politiche». Mentre il berlusconismo viene visto come uno stile di vita e di politica basato sulla «diminuita capacità di comprendere la fondamentale distinzione tra i poteri dello Stato, cardine della democrazia occidentale», che provoca «uno stravolgimento del rapporto tra fede e politica. Mentre il cattolico dovrebbe mostrare per intero la propria appartenenza religiosa-etica nella sua testimonianza personale ed essere più indulgente verso gli altri cittadini e cercare una mediazione nella costruzione della legge che deve salvaguardare un bene di tutti, si ha nel berlusconismo la richiesta di una legislazione esigente e dura per la città di tutti e una pretesa indulgenza verso se stessi e la propria libertà personale». Servirebbe insomma la «buona politica, povera di privilegi e ricca di proposte». Il parroco bergamasco è stato comunque anticipato dal collega trevigiano, don Giorgio Morlin, che il 2 febbraio scorso ha pensato di distribuire ai fedeli le fotocopie di un editoriale della direttrice dell'Unità Concita De Gregorio dal titolo «Le altre donne» per aiutarli a chiarirsi le idee sul caso Ruby. Dalla sacrestia alla scuola. Nell'ambito di un lavoro svolto sull'allegoria del carnevale, agli studenti della prima media Alighieri di Spoleto l'insegnante di arte ha assegnato il compito di realizzare a casa il disegno di un carro che in qualche modo proponesse le ultime vicende che coinvolgono Silvio Berlusconi. Praticamente nessuno dei ragazzi lo ha però portato a termine. In seguito alle proteste di alcuni genitori è infatti subito intervenuta la dirigente dell'istituto. La piazza giustizialista - vera, virtuale, spirituale o creativa che sia – si sta scaldando per la «caduta dell'impero». Poi anche con Silvio si rispetterà la tradizione di questo Paese che non ha mai finito una guerra dalla parte in cui l'ha iniziata. Chi è stato fascista, democristiano, socialista se ne è dimenticato un secondo dopo il crollo. Tempo qualche mese, o forse settimane, e non si troverà un berlusconiano. Si confonderanno con i nuovi giacobini al ruzzolare dell'ennesima testa, tutti a urlare «gip gip hurrà» dopo che il boia avrà fatto il suo mestiere.

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