Napolitano non vuole rotture
Non ci sta il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a vedere la politica italiana in uno stato di rissa continua. E ieri per la seconda volta ha alzato la voce e parlato in modo esplicito ai contendenti. Se i toni non si abbassano, se le attuali tensioni non saranno contenute, il rischio è quello di vedere interrotta la continuità della legislatura. Insomma per la prima volta il Quirinale evoca senza mezzi termini il ritorno alle urne. La nota del Colle arriva dopo l'incontro che venerdì Napolitano ha avuto con il premier. Un confronto anticipato da parole molto nette che il Capo dello Stato aveva pronunciato ricevendo i vertici del Csm: «I toni si devono abbassare e si devono evitare gli scontri frontali. I mezzi per difendersi ci sono, come dimostrano le norme del giusto processo presenti in Costituzione, basta strappi in Parlamento. Il conflitto di attribuzione, ad esempio, può essere sollevato benissimo nelle aule giudiziarie senza creare ulteriori divisioni a Montecitorio». Parole che lasciavano intravedere una certa preoccupazione del Colle per gli ultimi sviluppi politici. E infatti il presidente del Consiglio aveva ascoltato e aveva assicurato un atteggiamento più consono. In fondo in questa fase Berlusconi ha un assoluto bisogno di avere la sponda del Quirinale per assicurare la continuità della legislatura. Ieri, però, dal Colle è arrivato un nuovo intervento. Ancora più chiaro e rivolto a tutti. I toni, insomma, nel complesso piacciono poco al Quirinale che è costretto a ribadire: c'è forte preoccupazione per «l'asprezza raggiunta dai contrasti istituzionali e politici» e se non si riescono a contenere «le attuali tensioni» sarebbe a rischio «la stessa continuità della legislatura». Non solo. C'è lo spazio per bacchettare anche una serie di giornali che hanno lasciato libero spazio alla fantasia nel ricostruire il meeting tra il Cav e Napolitano. «Sono state date sulla stampa legittime libere interpretazioni e in qualche caso ricostruzioni fantasiose perfino con frasi mai pronunciate da nessuno degli interlocutori». Il presidente della Repubblica smentisce, dunque, che sarebbero state evocate dal presidente del Consiglio manifestazioni di piazza. L'opposizione accoglie con soddisfazione l'appello di Napolitano. «Si dimostra un vero garante della Costituzione», afferma il coordinatore nazionale di Fli Adolfo Urso. «Berlusconi ascolti il Quirinale e non incendi il clima», osserva il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. Il presidente della Camera Gianfranco Fini invece non si sbilancia ma ammette di di aver letto le agenzie che hanno rilanciato il monito del Capo dello Stato. Nel Pdl si ribadisce, invece, il concetto già sostenuto venerdì dal Cavaliere: la colpa del clima rovente non è certo di Berlusconi, ma dei magistrati. Raccontano che il presidente del Consiglio non ha comunque cambiato il suo umore, intenzionato tuttavia a non farsi intimidire né dai pm, né da manovre di palazzo in quanto non è possibile determinare una crisi al di fuori del Parlamento. Berlusconi conta sui numeri in Aula che a suo dire stanno aumentando e non vede alcuna maggioranza alternativa a questo esecutivo. Per questo, ha spiegato al telefono ad alcuni esponenti di via dell'Umiltà, io vado avanti con le riforme chieste dal Paese. Massimo rispetto per le istituzioni ed infatti l'intenzione dell'esecutivo è di aprirsi al confronto del Parlamento e verificare nell'Aula la possibilità del proseguo della legislatura. «Del resto - spiega un senatore berlusconiano - qualche mese fa la tesi delle elezioni anticipate fu respinta al mittente, ed ora che i numeri parlamentari parlano chiaro non si capisce il motivo per cui bisognerebbe andare alle urne». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani torna a chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio rimarcando che le «elezioni a questo punto» si rivelerebbero «il male minore». Il Parlamento, ricorda, è bloccato, mentre continua, invece, la «campagna acquisti» per garantire alla maggioranza «un minimo di stabilità».