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Basta puritani e puttanopoli

Giuliano Ferrara

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Ci sono due file di mutande, colorate e multiformi, stese sul palco del teatro Dal Verme di Milano. Le ha volute Giuliano Ferrara che ieri mattina ha organizzato la sua manifestazione in difesa di Berlusconi con un titolo che è già un programma: «In mutande ma vivi contro la Repubblica delle virtù». Sala colma, tanta gente fuori dall'ingresso del teatro che straripa fino ad occupare tutta la strada, e dentro il direttore del Foglio che dopo due ore di interventi dei suoi ospiti – Piero Ostellino, Iva Zanicchi, Pietrangelo Buttafuoco, la scrittrice Assuntina Morresi, Enrico Rangone e il direttore de "Il Giornale" Alessandro Sallusti – tutti giocati sul filo tra ironia e sciabolate contro la sinistra «neopuritana», incita Berlusconi a tornare ad essere «l'uomo nuovo» della politica che era diciassette anni fa: «Lei deve ascoltarci non deve fare il favore ai suoi avversari di ridurre le sue giornate a fare l'imputato, lei deve fare il presidente del Consiglio, il leader di una maggioranza che l'ha votata per realizzare la crescita economica del Paese, e per togliere le tasse». «Berlusconi – urla dal palco - non è Breznev, non lo voglio vedere ingessato, voglio il vero Berlusconi, quello del '94, quello capace di rilanciare questo Paese nel segno della libertà». Seduti in platea lo ascoltano e applaudono, tra gli altri, il sottosegretario Daniela Santanché, il ministro Ignazio La Russa, la deputata Barbara Saltamartini e la moglie del sindaco di Roma Isabella Rauti. Tutta la manifestazione si muove sul doppio binario della critica alla sinistra che gioca a fare la maestrina di moralità utilizzando la magistratura per far cadere il governo e la difesa della libertà del premier di comportarsi nel privato come meglio crede. Parte addirittura da Emanuele Kant Giuliano Ferrara per sbertucciare l'opposizione: «Vi leggo un brano del filosofo tedesco, quello che Umberto Eco legge ma non capisce». Piero Ostellino se la prende con il direttore di Repubblica Ezio Mauro: «C'è una truffa sociologica in quello che scrive, l'eticizzazione della politica è la divisione dell'Italia in buoni e cattivi, con tutti i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Ma non è così, il mondo è pieno di grigi. Solo che a sinistra parlano come se fossero dei preti, dei Savonarola, non come intellettuali laici» «Ma soprattutto – conclude – vogliono fare i difensori della costituzione e poi vogliono far cadere il governo con ogni mezzo». La platea applaude, interviene, commenta ad alta voce. Come quando Pietrangelo Buttafuoco sottolinea la contraddizione del Berlusconi accusato di avere a disposizione tre televisioni: «Venerdì sera a Zelig, la trasmissione su Italia1, hanno fatto un appello per la manifestazione di domani delle donne contro il premier. Siamo ormai in un cortocircuito mediatico». E sui paradossi del sistema televisivo si concentra pure Ferrara, criticando anche la proposta del centrodestra di regolamentare i programmi di approfondimento stabilendo che una volta che un tema è stato svolto in un dibattito non può essere replicato in altri. «Non va bene, ci attireremmo addosso la condanna di comportamenti illiberali, e noi vogliamo essere esattamente il contrario – spiega – Detto questo però è vero che in certi momenti, se fossi stato il direttore generale della Rai, Michele Santoro lo avrei licenziato. È un provocatore che può sfasciare il servizio pubblico». Ma gli errori, ammette Ferrara, non sono solo da una parte. «Anche noi abbiamo sbagliato molto. Berlusconi ha fatto una follia a fare quella telefonata in questura. Ma su quell'errore la Procura ha costruito un golpe morale». «A sinistra – prosegue – pensano che il Paese è rincretinito, che gli italiani non degni di esercitare la sovranità che la Costituzione gli da. Quindi, è il loro ragionamento, ci vuole una forte iniziativa extraparlamentare. E chi può realizzare un progetto politico fuori dalle regole e dalla Costituzione? La Procura di Milano, lo ha già fatto una volta e può farlo una seconda». Poi, in chiusura, il richiamo al Cav: torni ad essere quello del '94 e faccia ripartire l'Italia. Alla faccia dei facili moralismi.

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