Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Napolitano confessa Berlusconi

Silvio Berlusconi e Gianni Letta

  • a
  • a
  • a

Un unico punto fermo. Berlusconi vuole andare avanti. Vuole proseguire il suo mandato. Vuole completare le riforme. In Parlamento i numeri ci sono, la maggioranza c'è, in tutte le prove ha retto.  Adesso potrebbe anche allargarsi. Punto. Berlusconi lo dice chiaro e tondo e Napolitano annuisce. Esaurito questo aspetto, cominciano le dolenti note. Che siano dolenti lo si capisce anche soltanto dalla durata dell'incontro tra il presidente del Consiglio e quello della Repubblica al Quirinale: oltre un'ora. Forse il più lungo nei quasi tre anni di cohabitation tra i due. Un faccia a faccia tra i due (Silvio in realtà era accompagnato anche da Gianni Letta) che aveva avuto un piccolo prologo. Due ore prima del vertice Napolitano aveva fatto sapere tutta la sua contrarietà agli «strappi mediatici».   Parole simili le aveva pronunciate per far conoscere il suo disappunto sui videomessaggi. Nel corso dell'incontro Berlusconi batte su un aspetto: la possibilità di difendersi. Difendersi da un attacco della magistratura che non ha precedenti. Un assalto a tutto campo. Che sta coinvolgendo persino il fratello e la figlia sebbene non venga loro imputato alcunché. Per non parlare delle intercettazioni di ragazze che sputano racconti incredibili, sempre più fantastici e sempre più denigratori per il Cavaliere. E ora le foto. Il tutto senza che ci sia un reato, senza che ci sia una sola accusa che stia in piedi. L'unico risultato vero ottenuto dalla magistratura è il discredito a livello internazionale. Discredito per l'Italia. Un tasto su cui insiste il Cavaliere è che non è lui ad aver sferrato un attacco, quello semmai è partito dai pm. Insomma, quello che invoca Berlusconi è il diritto di difendersi. Non intende perseguire lo scontro istituzionale, che è la maggiore preoccupazione del presidente della Repubblica. Il quale spiega che è la Costituzione a dettare la via per difendersi. Già in passato il Capo dello Stato aveva suggerito di presentarsi davanti ai pm. E nel caso di difendersi nel processo, se processo ci sarà (ad ora c'è solo una richiesta su cui deve decidere il gip). Altro nodo spinoso è il conflitto di attribuzione che rischia di aprire un vortice di corsi e ricorsi tra poteri dello Stato che finirà per coinvolgere, forse già dalla settimana prossima, tutti i principali poteri dello Stato e che il Quirinale vorrebbe evitare.   Per il resto, Berlusconi ha offerto come gesto distensivo il fatto che non intende andare avanti sul decreto che porrebbe uno stop alle intercettazioni. Anzi, assicura di non averci mai pensato e che si è trattato solo di una notizia uscita dall'interno del partito in modo distorto. Al contrario ha fatto sapere di aver intenzione di andare avanti con la riforma dell'ordinamento giudiziaro. Ha ricordato come faccia parte del programma di governo e che dunque intende procedere. Per Napolitano invece sarebbe necessario aprire prima un ampio dibattito nel Paese, un confronto serrato con le parti in causa, insomma provare almeno a cambiare un settore delicato in maniera condivisa. Si parla infine anche di economia. Proprio l'altro ieri Napolitano ha ricevuto il ministro Tremonti accompagnato dal Ragioniere generale dello Stato, Vittorio Grilli. La stabilità dei conti pubblici, la tenuta dell'euro, la crescita sono autentiche ossessioni e il Capo dello Stato ci tiene anche ad essere costantemente informato di quanto accade in Europa, in particolare nei vertici con gli altri capi di governo. Ma quella, almeno per il momento, non sembra essere la principale priorità del presidente del Consiglio in questo momento.

Dai blog