Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il duello dei giornali Mauro contro Ferrara

Esplora:
Giuliano Ferrara

  • a
  • a
  • a

Duello a colpi di azionismo tra Giuliano Ferrara e Ezio Mauro. Anzi, ad esser precisi, a colpi di azionismo torinese. Ad accendere la miccia ci pensa il direttore del Foglio sul giornale di lunedì: critica aspramente la manifestazione del Palasharp, organizzata dall'associazione Libertà & Giustizia presieduta dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. E scrive: «Al Palasharp di Milano, contro il populismo rozzo e grintoso dei berluscones, è sceso in campo per Libertà & Giustizia il moralismo dei ricchi veri, cioè l'azionismo, ma quello di oggi, quello senza alcuna gloria e solo con molto pennacchio, quello dei finti perseguitati, quello degli scrittori bilionaires che dicono di andare a letto tardi, sì, "ma solo perché leggo Kant" (così ha specificato Umberto Eco ammiccando con una battuta miserevole a una platea di devoti preoccupati dell'onore dell'Italia e della brutta figura che si fa all'estero». Quindi Ferrara parla di una «fosca antropologia di Zagrebelsky, una caricatura lagnosa, saccente, falsamente mite e professorale». Si sofferma su Torino ricordando come «il succo del suo giansenismo è così tremendamente condito di ipocrisia» perfettamente rappresentata dal costituzionalista vicino alla sinistra. Il direttore del Foglio sottolinea le «banalità di Saviano» nella stessa manifestazione. Quindi confessa: «Per un momento ho pensato che vorrei leggere nelle vite di questa brava gente impeccabile vorrei intercettare questi censori moralmente al di sopra della comune umanità italiana, saggiare le anime e i peccati di questi ottimati che voglio sradicare Berlusconi fornicatore per "andare oltre"». Qualche riga dopo si ferma e ammette: «Subito mi sono vergognato anche solo di aver pensato di comportami come loro». Ieri su Repubblica, giornale di cui Zagrebelsky è editorialista, ampia risposta del direttore Ezio Mauro. Che spiega come a suo giudizio «l'unica cosa su cui vale la pena di ragionare», «non sono gli insulti», «piuttosto è l'ossessione permanente ed ormai eterna della nuova destra nei confronti della cultura azionista, anzi dell'"azionismo torinese", come si dice da anni con sospetto e dispetto, quasi la torinesità fosse un'aggravante». Cita casi di questa «ossessione». Come il «rifiutare pochi anni fa il sigillo civico di Torino ad Alessandro Galante Garrone», «trasformare la lettera di supplica al Duce firmata da Norberto Bobbio» e adesso Zagrebelsky. Quindi affonda i colpi contro l'Italia. «Un'Italia dove il peggio non è poi tanto male, dove si relativizza il fascismo, un'Italia in cui tutti sono uguali nei vizi e devono tacere perché hanno comunque qualcosa da nascondere». Secondo Mauro «questa nuova destra che cresceva tra reazione di classe e crisi morale, quell'azionismo residuale e tuttavia irrinunciabile nella sua testimonianza nuda e antica, disarmata, rappresentava il vero ultimo ostacolo per realizzare il cambio di egemonia culturale di quest'epoca». «Un obiettivo tutto politico - spiega più avanti il direttore di Repubblica -, anzi ideologico che doveva per forza attaccare tre punti fermi della cultura repubblicana: l'antifascismo, il Risorgimento, il "civismo"».

Dai blog