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Gli orfani di Mubarak

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Unvuoto pericoloso di rapporti consolidati in sei lustri. La scomparsa dalla scena politica mediorientale di Hosni Mubarak mette in crisi gli equilibri di tutta la regione. Il presidente egiziano in questi anni ha rappresentato un punto fermo per le Cancellerie occidentali, ma anche per i Paesi arabi. Mubarak rappresentava per Europa e Stati Uniti il baluardo contro l'estremismo islamico e il rispetto degli accordi di pace con Israele per i Paesi arabi. Per questi ultimi il «faraone» è stato una figura carismatica, gran mediatore e sopratutto un baluardo, contro il fondamentalismo jihadista, ma soprattutto contro le mire egemoniche dell'Iran degli ayatollah. Maggiore alleato dell'Arabia Saudita, l'Egitto di Il rais è sceso in campo contro Saddam Hussein nella prima guerra del Golfo nel 1991 partecipando con i suoi soldati alla Grande Coalizione che liberò il Kuwait. Mubarak ha avuto un ruolo determinante in tutte le crisi israelo-palestinesi. Garante degli accordi di pace con Israele lui che, da ufficiale pilota dell'aviazione egiziana fu sconfitto nella Guerra del Kippur nel 1973. In questi trenta anni l'Egitto ha sostenuto il governo dell'Anp e gli sforzi per fondare lo Stato Palestinese facendo da mediatore sia con Israele sia con le milizie di Hamas. L'Egitto, in concorso con l'Arabia Saudita, si è sempre adoperato per riunire le diverse anime palestinesi senza negare il diritto di Israele all'esistenza. E proprio Gerusalemme oggi è la più preoccupata dall'uscita di scena del presidente Mubarak. In questi giorni, il premier Netanyahu ha più volte sollecitato Europa e Stati Uniti a dare forza a Mubarak, ma gli eventi hanno preso strade dove non è possibile invertire la direzione. La caduta di Mubarak indebolisce Abu Mazen e rafforza Hamas. Così come in Libano fa guadagnare peso a Hezbollah a scapito dei partiti sunniti. Resta isolato anche Bashar Assad di Siria, rimasto solo a ricoprire nell'area il ruolo di leader, laico e senza corona. Ma soprattutto restano orfani tutti i Paesi arabi che con un Egitto stabile e forte potevano contare su un alleato che avesse peso anche nei contesti internazionali. È infatti la stabilità del Paese sotto Mubarak che ha permesso di avere a capo dell'Agenzia atomica dell'Onu per dieci anni ElBaradei. Mau.Pic.

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