«Non accettiamo lezioni di morale dalla sinistra» sbotta Isabella Rauti, consigliere regionale del Pdl.
Perchénon accetta lezioni dalla sinistra? «Perché quella manifestazione ripropone vecchi stereotipi femministi, strumentalizza un clima politico ed ha un solo scopo: sfilare contro Berlusconi, non difendere la dignità delle donne». Ma lei che farà domenica? Resterà a casa? «Piuttosto andrei sabato alla manifestazione organizzata da Ferrara contro le crociate giacobine che comunque eludono la questione principale». E qual è la questione principale? «Ecco, arriviamo al punto. È una questione etica e di educazione morale. Esiste un malcostume diffuso che attraversa un Paese che resta sano. La parte malata ricerca scorciatoie e raccomandazioni, mette all'asta il proprio corpo; vuole tutto facile. Ora, ricondurre il fenomeno a Berlusconi mi sembra francamente ridicolo, sbagliato e fuorviante. E dimostra anche un'altra cosa». Quale? «Che l'obiettivo non è difendere la dignità della donna. Ma chiamare le donne per una iniziativa anti-governativa. Lasciando esclusi i temi principali, dei diritti e delle pari opportunità». Il tema però c'è. Anche lei riconosce un malcostume. Come si può arginare? «Indignandosi ed assumendosi responsabilità. Anche quella, e l'ho sempre pensato, che queste battaglie si affrontano in modo condiviso e trasversale. Non mettendo alcune donne contro altre. Non dividendole tra buone e cattive. Così si allontanano le soluzioni». D'accordo, e in concreto che si può fare? «Avevo proposto un tavolo bipartisan perché queste sono questioni trasversali. Ed intendo rilanciarlo dopo la manifestazione. Ho ricevuto molti apprezzamenti, anche da sinistra». Anche da sinistra? «Certo. Non farò qui i nomi e capisco anche che non è il clima più adatto. Ma sono convinta che ci sono moltissime donne di sinistra che non condividono le esagerazioni di questi giorni, gli appelli strumentali, le frasi retoriche e il giacobinismo». Senta, ma lei non pensa che a creare questa cultura abbiano contribuito anche le tv di Berlusconi? «Credo piuttosto che abbiano contribuito certe derive della comunicazione; pubblicità e spot in tv, sui giornali, per radio, lesive della dignità femminile. È stato esasperato il valore dell'immagine e si è veicolata una cultura degradante. Ma non dobbiamo lasciare che sia la tv a parlare ai ceti sociali. È la politica che deve farlo». Ma la tv, in particolare quella commerciale, ha avuto un ruolo, o no? «Sì, come tutti i mezzi di comunicazione ma dare la colpa a Berlusconi è farne un capro espiatorio. E, mi permetto, non è un'analisi». No? «No. Il fenomeno ha radici più profonde. Penso all'attacco violento che è stato condotto in questi anni a tutte le agenzie educative, dalla famiglia alla scuola. Si è cercato di smantellare il nucleo familiare. E la sinistra non può chiamarsi fuori perché sappiamo bene da che parte stava. Oggi c'è chi scende in piazza a protestare per il deserto morale che in qualche modo ha contribuito a creare». Ma le donne del Pdl però che cos'hanno combinato di buono in Parlamento? «Molto. La legge anti stalking, l'inasprimento delle pene per i reati di violenza sessuale ed il patrocinio gratuito per le vittime; gli interventi per la conciliazione e la maternità. Mi pare un bilancio più che positivo. Ecco perché non accettiamo le loro lezioni». F. d. O.