Rito immediato per il Cav Oggi la richiesta dei pm
Dopo tanti annunci e qualche rallentamento strategico, ci siamo. Arriverà oggi alla cancelleria del Gip Cristina Di Censo la richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi. Lo ha annunciato il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, spiegando che - con la riunione di ieri - si è finalmente chiarito il «nodo giuridico» e la procura può andare avanti. I pm milanesi che indagano sul caso Ruby hanno stralciato la posizione del premier e hanno creato un fascicolo autonomo per le accuse di concussione e prostituzione minorile. Di fatto, cioè, la posizione del Cav è stata separata da quelle dei coindagati Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti e altre due persone, per i quali si procederà con rito ordinario e quindi con la chiusura delle indagini e la richiesta al Gip di rinvio a giudizio. Il capo di imputazione per Berlusconi, assicura Liberati, «non è stato modificato» e bando a quanto uscito nei giorni scorsi su una seconda ragazza, Iris Berardi, che ancora minorenne avrebbe frequentato Arcore, lui spiega: «Non c'è allo stato una seconda parte lesa» per il reato di prostituzione minorile. L'impressione è che la procura, contrariamente a quanto lasciato intendere nei giorni scorsi, voglia chiedere il giudizio immediato per entrambe le ipotesi di reato, tenendo separate le due posizioni in modo da «salvarne» almeno una delle due. Se, infatti, la difesa del premier dovesse sollevare il conflitto di competenza di fronte alla Corte Costituzionale per il reato di concussione (che secondo gli avvocati del premier e tutta la maggioranza andrebbe giudicato dal Tribunale dei ministri, in quanto ipoteticamente commesso dal Cav nell'esercizio delle sue funzioni), Boccassini e compagni potrebbere tenere per sé la prostituzione minorile. La situazione adesso si fa delicata. Ieri sera il premier ha riunito a Palazzo Grazioli il ministro della Giustizia Angelino Alfano, i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo e il suo ex legale, deputato del Pdl, Gaetano Pecorella. Ai cronisti che gli chiedono se si aspettasse la richiesta di rito immediato Ghedini risponde lanciando la prima controffensiva ai pm: «Sì, perché violano le norme della Costituzione», mentre per Pecorella si tratta di «un'ipotesi che può essere formulata ma per me per uno dei due reati non si poteva perché per uno dei due casi (la prostituzione minorile, ndr) non è prevista l'udienza preliminare». Non bastasse, per il Cav e i suoi legali arrivano altre grane. Il processo Mills, che vede il premier indagato per corruzione di testimone ai danni dell'avvocato inglese ed era stato sospeso in attesa della decisione della Cassazione sul legittimo impedimento, dovrebbe riprendere davanti al Tribunale di Milano già venerdì 11 marzo. Ad emettere la sentenza, sarà il giudice Francesca Vitale. Lei, in realtà, non voleva occuparsi del caso Mills, perché, messo nero su bianco nel ricorso, troppo oberata di lavoro nel nuovo incarico in Corte d'Appello. Ma dovrà farlo e dovrà presiedere il collegio della decima sezione penale del Tribunale di Milano. Il consiglio giudiziario di Milano riunitosi ieri non ha accettato le spiegazioni della collega, confermando l'applicazione in Tribunale decisa da Giuseppe Tarantola, presidente facente funzione della Corte d'Appello. La decisione di Tarantola per il consiglio giudiziario, intendiamoci, è del tutto legittima. Ma appare evidente la volontà della procura di Milano di allontanare il rischio della prescrizione, che, per il Cav, arriverebbe a marzo del 2012. Non c'è tempo da perdere.