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"No allo scippo di Tatarella"

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Maurizio Gasparri

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«Tutti si possono riconoscere nel pensiero di Tatarella. Sicuramente anche personalità di sinistra, non c'è dubbio. Ma di una cosa sono certo». Quale, senatore? «Tatarella non avrebbe mai e poi mai votato contro un governo Berlusconi e per giunta assieme a D'Alema, Fassino, Franceschini e compagnia cantando». Maurizio Gasparri parla piano e scandisce per bene le parole. Pinuccio è sempre argomento complesso, soprattutto nel giorno in cui lo si celebra a Bari (domani a Roma). Senatore, allude forse alle celebrazioni che farà Fli con Vendola ed Emiliano? «Mi rifaccio a ciò che ha detto Angiola Tatarella, la moglie: "Si sono due manifestazioni: la prima di destra, la seconda di sinistra che va da Futuro e libertà al Pd, fino a Sel"». La sua invece sarà una celebrazione di destra? «Tatarella fu un uomo di destra. Fondò un giornale che si intitolava "Destra Politica". Poi uno che si chiamava "Centrodestra". Fu un bipolarista convinto, fu il primo a battersi perché in Italia si potesse instaurare una sana politica dell'alternanza».   Insomma, non era per il Terzo Polo? «Ripeto, fu il primo a immaginare una destra che andasse oltre. E lo fece prima di Fini e prima anche di Almirante. Fu lui a insistere sulla necessità, per la destra, di avere un leader che fosse nato dopo il fascismo». Cioé Fini, nato nel 1952... «Esatto. Pinuccio era un elaboratore di strategie politiche che poi altri realizzavano». Vuol dire che Fini era l'esecutore materiale, l'utilizzatore finale? «Dico che Tatarella era uno che vedeva oltre. O comunque prima degli altri».   Fu certamente il primo a lanciare il Pud, il partito unico della destra. Il Pdl è ancora figlio di quel progetto o ne è l'aborto? «Guardi, il progetto vero era Alleanza nazionale. Una fomazione nella quale riunire i cattolici, i liberali, i laici, i socialisti. Esperienze diverse con la destra».   E allora perché avete sciolto An? «Aspetti. Dopo aver fatto An, Tatarella lanciò l'idea di Oltre il Polo. Riunire tutti i moderati alternativi alla sinistra che allora rappresentava il 35% dei consensi. Lui si rivolgeva al 65% maggioritario. Quindi anche alla Lega, con cui ebbe sempre un ottimo rapporto anche nei momenti più delicati, nel pieno dello scontro lui parlva con Maroni». Non avrebbe mai fatto litigare Fini e Berlusconi... «Dividere i moderati l'avrebbe considerato un reato politico».   D'accordo, ma forse avrebbe criticato anche questo Pdl. Non avrebbe mai accettato il 70-30, considerava An e Fi paritarie. «Quelli sono numeri, erano la fotografia di una situazione, di quel preciso momento. Tatarella era un sindacalista. Avrebbe fatto di tutto perché la destra si sentisse completamente rappresentata nel Pdl e allo stesso tempo si sarebbe battuto perché la destra fosse totalmente accettata».   Storicamente la svolta di Fini nasce subito dopo la morte di Tatarella. Un caso? «L'Elefantino venne partorito qualche settimana dopo. Eravamo perplessi ma poi condividemmo. Sul resto, il discorso è diverso: le nostre critiche furono palesi». Se fosse vivo, che farebbe Tatarella? Sarebbe nel Pdl o in Fli? «Sarebbe dalla sua parte e noi con lui. Nell'ultimo colloquio che ebbi, Pinuccio disse che voleva fare il presidente della Puglia. Era legato alla sua terra, un amore viscerale».  

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