"No al voto, avanti sulle riforme"
Berlusconi all'attacco di pm e Fini
Berlusconi rilancia l'azione del governo dalla riforma della giustizia al piano straordinario per l'economia. Avvia il rimpasto con l'ingresso di Nello Musumeci della Destra. «Sono ad Arcore e stasera ho un bunga bunga da organizzare... Ho un compito improbo: fare il casting, e devo dire che non è affatto spiacevole». Berlusconi la butta sullo scherzo aprendo l'intervento telefonico all'assemblea regionale dell'Alleanza di Centro di Francesco Pionati. Un modo per allentare la tensione, per prendere in giro la campagna mediatico-giudiziaria. Ma subito il premier rilancia l'azione del governo. È un discorso a tutto campo, dal federalismo al rimpasto, al rapporto con gli alleati, alla giustizia, all'agenda economica. Ecco, chi ha accusato il governo di immobilismo, è servito. Il premier è un fiume in piena. Assicura che sul federalismo non ci saranno battute d'arresto. Poi annuncia novità sulle intercettazioni e sul processo breve. «Presto porteremo in Parlamento una legge che dice che le intercettazioni possono essere autorizzate solo in indagini che riguardano il terrorismo internazionale, la criminalità organizzata, l'omicidio e la pedofilia». Non solo: «bisogna cambiare la durata dei processi». Ma soprattutto la riforma deve fare in modo che «quando il Parlamento fa una legge non deve esserci la possibilità di avere il pm che la impugna e la Corte costituzionale che la abroghi in osservanza dei desideri del pm». Gli alleati? Berlusconi ribadisce la «lealtà» del rapporto con la Lega. Poi citato anche La Destra di Storace che avrà un rappresentante nel governo e il gruppo dei «Responsabili» dello stesso Scilipoti, «che è la terza forza che darà alla maggioranza la possibilità di lavorare bene in Parlamento». Coerenza anche nel rappporto con Udc e Fli. Non se ne parla di accordi locali anche se, ricorda, «su questo è il partito che deve decidere». Ma su un punto Berlusconi insiste di più. Al voto non si deve andare. «Sarebbe un grave danno» interrompere la legislatura e «non perchè abbiamo paura delle elezioni; vinceremmo di sicuro, ma perchè la speculazione si scatenerebbe». Quanto alla manifestazione a Milano che ha chiesto le dimissioni è tranchant: non bisogna prenderli sul serio. «Stiamo portando il Paese fuori dalla crisi, e possiamo lavorare senza gli ostacoli di Fini e dei suoi ora in alleanza con la sinistra e ciò farà fuggire quasi tutti gli elettori che avevano». Il Pdl non ha paura delle elezioni «che vinceremmo comunque» ma è una questione di responsabilità verso il Paese. Poi attacca a testa bassa il terzo polo (Udc, Fli, Mpa) formato da partiti che sono dei «professionisti della politica. Sono in politica da più di 30 anni...». Accusa i terzopolisti di aver «partorito» insieme al centrosinistra l'idea dell'imposta sui patrimoni che «colpirebbe la ricchezza dell'85% degli italiani». Si tratta di una «tassa distruttiva che allontanerebbe gli investimenti dall'Italia. Il premier dedica gran parte del suo intervento all'economia e assicura che il governo varerà un piano che, «a partire dalla riforma dell'articolo 41 della Costituzionè, cancellerà il medioevo in cui il Paese si trova per la «mentalità statalista e burocratica che la sinistra ha inculcato». Il presidente annuncia che nel prossimo Consiglio dei ministri sarà approvato «un piano per lo sviluppo, un piano straordinario per dare al cavallo dell'economia una grande frustata». Questo comprenderà nuove leggi per liberalizzare le attività economiche e nuove norme per il rilancio del Sud con l'obiettivo entro cinque anni di arrivare un incremento importante del Pil». Poi il rilancio del piano casa che «le nostre Regioni non hanno mandato innanzi con la speditezza e la tempestività che avremmo voluto e una riforma dei servizi pubblici». Il Cavaliere non ha dubbi: «Contiamo di avere successo su questa grande iniziativa e cercheremo di sgombrare il campo dai tanti lacci e lacciuoli che da troppi anni stanno imbrigliando le imprese grandi e piccole e medie». Infine l'ennesima bordata alla sinistra che «è debole e divisa» e quindi non rappresenta «un'alternativa possibile». E ha ironizzato: «Non darei a nessuno di questi neanche la gestione di un'edicola».