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In tv botta e risposta Sechi-Travaglio

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e.Questa è la differenza». A parlare è Marco Travaglio, vicedirettore de Il fatto quotidiano, ospite del programma In onda su La7. Con lui, in studio con Luca Telese e Luisella Costamagna, ci sono anche il direttore de Il Tempo Mario Sechi e Anna Maria Greco, la cronista de Il Giornale perquisita il primo febbraio scorso per aver pubblicato un articolo dal titolo «Gli amori privati della Boccassini». Si parla di fuga di notizie. E «la differenza» - stando a quanto dice Travaglio - è che i «giornali servi di Berlusconi» pubblicano notizie che non hanno interesse pubblico pur di «legnare» le persone che sono contro il Cav (Ilda Boccassini, nel caso di specie), mentre il suo quotidiano mette in prima pagina verbali e intercettazioni nell'interesse pubblico. Il clima si surriscalda. Va in scena un vero e proprio duello. Spetta a Sechi ricordare al vicedirettore de Il fatto che «compito dei giornalisti non è fare battaglie politiche, ma dare notizie, in un tempo in cui è la politica ad essere debole». La notizia in questione è il procedimento disciplinare aperto dal Csm a carico della Boccassini nel 1982. Ilda, allora giovane pm, era stata sorpresa in «atteggiamenti amorosi» con un giornalista di Lotta continua, e per questo il Csm aveva aperto un fascicolo, poi archiviato. Per difendersi, all'epoca, aveva rivendicato il diritto alla riservatezza della sfera privata. Quella stessa riservatezza che oggi è disposta a calpestare per indagare sul premier. «Ma di che cosa state parlando? Diamo il giusto significato alle parole. Qui diamo i numeri! Era un bacio tra fidanzati», replica Travaglio. A stretto giro di posta la risposta del direttore de Il Tempo: «Non c'è ancora un tribunale che decide cosa pubblicare e cosa no, mi dispiace. È il direttore che si assume la responsabilità di decidere cosa ha un interesse per i suoi lettori». La sfida si sposta - figurati - sui processi del Cav. «Il centrodestra dovrebbe trovarsi un leader che non si sia macchiato di un così alto numero di reati», sentenzia Travaglio. «Quante condanne?», lo incalza Sechi. «Vogliamo metterci qui a ricordare quante assoluzioni sono derivate dalla depenalizzazione del reato in quastione dopo una legge ad personam?», ribatte il vicedirettore de Il fatto. «Facciamolo, abbiamo tempo», spiega Telese. È qui che succede l'imponderabile. Signori e signore Marco Travaglio tentenna. Lui, che tutto sa e tutto ha scritto sui processi di Berlusconi, non ricorda. «Vogliamo parlare delle sei volte, delle quattro volte...». Si interrompe. Sostiene - è in collegamento da Milano - ci siano Sechi e gli altri che parlano da studio, disturbandolo. Loro, in realtà lo stanno ascoltando in religioso silenzio. Arrivano «provvidenziali» rumori tecnici. Poi, forse per la prima volta un po' in imbarazzo, cambia discorso. Non si ricordava. Può succedere, ma è una notizia.

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