Spuntano le foto "ininfluenti"
«Foto innocenti». Ininfluenti. Nell'indagine dei magistrati della Procura milanese sulle feste ad Arcore spuntano le fotografie che tutto raccontano tranne che di una notizia di reato. Gli inquirenti hanno «scavato» nei pc e nei telefonini delle ragazze che s'intrattenevano dopo cena col premier nella sua residenza lombarda. Senza trovare nulla. «Le foto che abbiamo visto per il momento sono assolutamente irrilevanti ai fini dell'inchiesta», dice il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati. Dal punto di vista giudiziario non hanno peso. Solleticano solo la voglia di gossip da giornale scandalistico. Nulla di più. E intanto si allunga l'attesa per conoscere la decisione della Procura su come procedere nel caso Ruby con Silvio Berlusconi indagato per concussione e prostituzione minorile. Prima di lunedì si saprà poco o nulla. All'esame ci sono varie ipotesi. Restano in ballo la richiesta di giudizio immediato, saltando l'udienza preliminare, così come una eventuale separazione dei due reati, seguendo procedure differenti. In attesa di conoscere la decisione spuntano agli atti nuove intercettazioni telefoniche. Nicole Minetti rivela a un'amica al cellulare la bugia che ha raccontato al suo fidanzato Simone per passare una serata ad Arcore. «Ho detto a Simone che andavo al lago dalla..., dalla Lisa perché è tornata da Cuba e quindi andavamo tutte da lei, così dormivamo lì». Di Simone, già indicato da alcuni giornali dall'autunno scorso come il fidanzato di Nicole, si parla spesso nelle conversazioni agli atti dell'inchiesta sulla vicenda Ruby. Da giorni Nicole, indagata per favoreggiamento della prostituzione, compare tra i nomi delle più probabili fidanzate del premier. La telefonata con la scusa del lago è del 23 ottobre 2010 e tra le ragazze delle cene a casa del premier è un susseguirsi di chiamate per organizzare una nuova nottata ad Arcore. Nicole parla al telefono con Barbara Faggioli, quest'ultima preoccupata per come deve comunicare la sua uscita serale, e imprevista, a Gianluca, il suo fidanzato. «Non l'ho ancora sentito, ma se mai mi chiamasse che c...o gli dico?», domanda a Nicole che risponde: «Che sei dai tuoi zii a Varese». «No - replica Barbara - gli dico che ho una cena». «No, non gli dire che hai una cena Ba', fidati - insiste Nicole - digli che sei dai tuoi zii a Varese, anzi no aspetta, io a Simone gli ho detto che andavo al lago, per cui puoi dirgli così in modo che se si sentono...». In realtà quella serata non sembra invogliarle a restare a dormire fuori: «Tu dormi lì?», domanda Barbara a Nicole. «Non lo so, può essere - risponde il consigliere - può essere». «Minchia... - sospira Barbara - No, io no, non ce la faccio». «No?», le chiede Nicole. «No, zero, proprio non c'ho voglia - risponde l'altra - Mi viene il vomito a pensarci oggi. Giuro». Il fidanzato di Nicole compare diverse volte nelle intercettazioni. Di lui il consigliere regionale parla quando si sfoga con l'amica Clotilde il 23 gennaio 2011 (lo scandalo Ruby è ormai scoppiato in pieno) prendendosela con il premier Silvio Berlusconi per i guai in cui l'ha cacciata. «Una volta ho litigato con Simone - dice - perché volevo rimanere a dormire...». Della situazione in cui si trova, racconta in un'altra telefonata l'11 gennaio 2011, ne ha parlato con Simone, che le ha consigliato di tirarsene fuori. «Perché Simone ha tanti difetti, ma ha anche tanti pregi - dice Nicole all'amica - e ha un pregio in questa situazione, sì, è geloso marcio per ovvi motivi però dall'altra parte sa vedere le cose in maniera obiettiva». Il 15 gennaio quando le ragazze vengono convocate dal premier ad Arcore, Nicole dice di essere a casa di Simone e racconta, infuriata, delle perquisizioni a cui è stata da poco sottoposta. «Sono andati in casa dei miei genitori a Rimini, ma tu hai idea che c...o vuol dire? - urla al telefono all'amica Marysthelle Garcia Polanco - I miei genitori poveracci a Rimini, dalla mia assistente, la mia segretaria, qua in casa di Simone». La intercettazioni sul caso Ruby sono una valanga. Molte ininfluenti, come le fotografie trovate nei computer delle ragazze. Sono stati più di quaranta i «bersagli», cioè i numeri messi sotto controllo. La spesa è stata di 26 mila euro. In merito il procuratore capo di Milano dice: «Siamo stati attenti ai soldi dei contribuenti».