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segue dalla prima di LIDIA LOMBARDI Le vajasse escono da Montecitorio, urlano con le mani sui fianchi, scarmigliate.

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Ieriè andato in scena il match dei tiggì. Tg1 contro Tg3. Come dire fratelli coltelli. Quello diretto da Augusto Minzolini e targato maggioranza e quello della figlia di Enrico Berlinguer, roccaforte dell'opposizione. Il motivo del contendere, le interviste-tappetino al premier di turno. «Minzo» prende bordate da 48 ore per aver mandato in onda quella fatta mercoledì dal suo prode Michele Renzulli a un Cav nel punto più critico del ciclone Ruby. Basta, si deve essere detto. Guizzo luciferino nello sguardo di ghiaccio, ghigno sarcastico a posto dell'eterno sorriso. Ordina di frugare nelle «teche» Rai e tira fuori la chicca. Un'intervista azzardata nel 2007 da Pierluca Terzulli, giornalista del Tg3, a Romano Prodi, premier di turno. «Vada in onda all'ora di pranzo» tuona Minzolini assetato di vendetta. Così è e la rete ammiraglia Rai sibila che anche in quel caso al capo del governo non fu fatta alcuna domanda insidiosa. «Ma nessuno si sognò di contestare alcunché», chiosa. Apriti cielo. Bianca Berlinguer accusa il pari grado di «grave scorrettezza» e del tentativo di gettare fango sui giornalisti del servizio pubblico «incapaci di porre domande vere ai membri dell'esecutivo». Le tiene bordone il Pd con Bersani, i sindacati tifano Terzulli, il cdr del Tg1 affonda il coltello e chiede a Minzolini di spiegare come è stata realizzata l'intervista a Berlusconi «di fronte alle insistenti voci che riferiscono l'uso del gobbo da parte del premier». Entra in campo il doppiopetto di Paolo Garimberti. Tirata d'orecchi a tutti, «c'è totale assenza di buona creanza aziendale». Si cruccia, il compìto presidente-mammoletta, «dell'inaccettabile fuoco amico di una testata su un'altra». Insomma serve «buona creanza». Minzolini ribatte gelido: «Il vero scandalo è che per il Tg1, da mesi sottoposto ad attacchi concentrici fuori e dentro l'azienda, il presidente Rai non abbia mai speso una parola». Ragazzi, che botte. Santoro e compagnia hanno ancora da imparare parecchio.

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