Federalismo. Avanti con brivido
Parità. Quindici «sì» contro quindici «no». Il decreto attuativo sul federalismo municipale viene respinto. Almeno fino alla sera, quando il Consiglio dei ministri gli dà il via libera. Questa la cronaca, in estrema sintesi, di una giornata iniziata con un voto che ha rischiato di trasformare le dichiarazioni di belligeranza della Lega in fatti e finita con l'Umberto che, dopo essersi dimostrato l'alleato fedelissimo del premier ribadendo che «non ci sarà un ritorno immediato alle urne», è stato ringraziato con la decisione del Cdm di adottare il decreto sul Federalismo municipale. Le frasi pronunciate dal Senatùr l'altra sera diventano, così, un ricordo lontano. Umberto Bossi giurava che un eventuale pareggio in Commissione non sarebbe bastato a scongiurare l'interruzione anticipata della legislatura e il ricorso alle urne. Poi ieri la svolta. In mattinata il ministro delle Riforme si era trincerato dietro ad un «Vediamo, vediamo», in attesa di capire quali effetti pratici avrebbe sortito il suo incontro, di qualche ora prima, con Gianfranco Fini. La vittoria a maggioranza, infatti, era legata all'atteggiamento del senatore finiano Mario Baldassarri, il quale, iniziata la riunione, ha gelato i presenti, sillabando: «La mia valutazione del provvedimento non può essere positiva». Eppure la giornata si era aperta con una buona notizia per la coalizione di governo: al Senato la commissione Bilancio aveva approvato con 14 voti favorevoli e 11 contrari un parere favorevole con osservazioni sullo schema di decreto legislativo per il federalismo municipale. La senatrice Thaler Ausserhofer (Svp) aveva votato a favore con la maggioranza (come farà anche poi nella bicamerale), mentre il senatore Candido De Angelis (Fli) contro. Ma la débâcle nella bicamerale non è riuscita a scalfire l'intesa tra Pdl e Lega tanto che, dopo un vertice pomeridiano tra Berlusconi e Bossi, nel quale il leader leghista ha voluto sottolineare la necessità di uscire dalla «palude» perché - questo il ragionamento che viene riferito - la nostra gente non capisce questa situazione, il leader del Carroccio ha rinnovato la propria fedeltà al premier. E non solo. Così facendo l'Umberto è riuscito a far fallire tutti i tentativi dell'opposizione di porre un cuneo tra i leghisti e il Cavaliere: l'offerta del segretario del Pd Pierluigi Bersani di riaprire il tavolo negoziale a fronte di un passo indietro del presidente del Consiglio, annunciato pochi minuti dopo il voto pari sul federalismo municipale, è caduto nel vuoto. Il rafforzato tandem Berlusconi-Bossi ha imposto anche un'accelerazione a sorpresa: visto che il parere della bicamerale è solo consultivo, a loro giudizio il governo può procedere comunque all'approvazione del decreto delegato appena spedito su un binario morto. E così, giocando su due elementi non secondari come il via libero ricevuto nei giorni scorsi dall'Anci (l'associazione dei comuni italiani presieduta dal Democratico Sergio Chiamparino) e il fatto che nella bicamerale non sono rispettati i rapporti tra maggioranza e opposizione, dopo l'esodo di Fli dal centrodestra, il premier ha voluto convocare, per ieri sera, il Consiglio dei ministri con l'obiettivo di poter varare un nuovo decreto recependone le modifiche apportate in Bicamerale. Una mossa che ha immediatamente trovato l'approvazione del Senatùr che, rilasciando una nota durante la riunione dei ministri, comunicava: «Il decreto sul federalismo dei Comuni è stato approvato definitivamente». Una vittoria che arriva al termine di una giornata iniziata male per i sostenitori del Federalismo e che, alla fine, ha fatto esultare i nordisti: «Finalmente - ha proseguito Bossi - i Comuni avranno le risorse senza andarle a chiedere col cappello in mano. I soldi resteranno sul territorio dove sono stati prodotti. La Lega - ha concluso Bossi - mantiene le promesse e porta a casa un risultato concreto nell'interesse dei cittadini». Nella nota non si specifica quale versione del decreto sia stata approvata, se quella originaria o quella con le modifiche apportate dal confronto in Bicamerale, ma la frase «i Comuni avranno le risorse» fa pensare che il decreto sia stato emanato nella versione modificata, con le misure (addizionali, tasse di scopo e soggiorno) concordate con l'Anci. La strategia del Carroccio, tuttavia, mostra per la prima volta qualche smagliatura: come dice Bossi, «per ora» si va avanti perché i numeri reggono, ma sul futuro nessuno fa previsioni. Il che, in qualche modo, ridimensiona la golden share che il capo della Lega ha in mano, anche perché in questa storia il Quirinale ha un ruolo tutto da giocare. Infatti se fino ad ora Giorgio Napolitano ha tentato di convincere le forze politiche a cercare un terreno di confronto, adesso il Colle si dovrà esprimere sul decreto del federalismo municipale perché al Quirinale spetta il compito di emanarlo. Ma a questo per ora il Carroccio non pensa. Ora si gode la vittoria consapevole di poter tornare, a testa altra, tra la propria gente rivendicando di essere riusciti a portare a casa un altro pezzo di Federalismo.