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Mezzogiorno di fuoco per il Pd

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Pierluigi Bersani

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«Il Pd? È deperito. Vivo nell'incubo che faccia la fine del kebab: c'è Vendola che ci affetta molto e Casini che ci affetta un po'». Il copyright della battuta è di Giuseppe Fioroni che l'ha pronunciata durante la trasmissione di Radio2 Un giorno da pecora, ma di ironico c'è ben poco. Perché i Democratici non solo sono diventati terra di conquista per i loro presunti alleati, ma hanno ricominciato a mostrare tutte le proprie debolezze. Soprattutto a livello locale. L'ultimo caso in Calabria, dove l'ex governatore Agazio Loiero ha preso la valigia e ha salutato i suoi ex compagni di partito. «È il Mezzogiorno cancellato - ha spiegato ieri incontrando i giornalisti - il motivo di fondo per cui vado via dal Pd. So che non è di moda parlarne dopo 20 anni di potere smisurato della Lega e dopo il colpo finale assestato da Berlusconi e dai suoi ministri lombardi. Ho l'impressione netta che la tendenza nel Pd sia quella di occhieggiare a Bossi». Tanti saluti e baci. E non si tratta di un addio di poco conto, perché Loiero (c'è chi lo dà in avvicinamento a Fli anche se lui assicura che resterà nel centrosinistra) è uno dei 45 membri del Comitato nazionale che diede vita, nel 2007, al Pd. Non solo, ma in occasione delle Regionali 2010 ha vinto le primarie con il 65% dei consensi guadagnandosi la possibilità di sfidare, in rappresentanza dei Democratici, il candidato Pdl Giuseppe Scopelliti. Insomma in Calabria, fino ad oggi, il volto pubblico del Pd era quello di Loiero. Ma se a Nord dello Stretto le cose vanno male, a Sud vanno peggio. A creare problemi al partito di Pier Luigi Bersani in Sicilia è la scelta, appoggiata dai vertici nazionali, di sostenere la giunta di Raffaele Lombardo. Una parte del Pd sta raccogliendo firme per chiedere un referendum contro la decisione e le polemiche non mancano. I «dissidenti» vengono accusati di voler indebolire il partito e di essere degli «irresponsabili». Ma il deputato Giovanni Burtone contrattacca: «Il Mpa continua a fare i propri comodi e il Pd fa finta di nulla. Lombardo aveva assicurato che avrebbe rotto con il Pdl e invece continua a fare accordi. Ultimo esempio l'ingresso di due assessori Mpa nella giunta comunale di Catania, una scelta che cozza aspramente con la richiesta fatta al governatore dal segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo. A questo punto la strategia di Lupo appare sempre più fallimentare e continua a creare danni seri al partito». Risalendo verso nord la musica non cambia. A Napoli, ad esempio, è ancora senza soluzione la querelle scatenata dalle primarie per la candidatura a sindaco del centrosinistra. Il bassoliniano Andrea Cozzolino ha vinto e non intende fare passi indietro. Umberto Ranieri, uomo vicinissimo al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha perso, accusa Cozzolino di brogli, e non intende fare passi indietro. Qua e là si propone l'annullamento delle primarie e la convergenza su un nuovo candidato unitario da scegliere in quella che, per ora, è una lista di magistrati (da Raffaele Cantone a Luigi De Magistris passando per Paolo Mancuso). La soluzione non sembra essere a portata di mano e il rischio è che alle prossime amministrative, una sconfitta che viene data per certa, si trasformi in una catastrofe. E siamo alla Sardegna. Anche qui il problema è nato con le primarie per le comunali di Cagliari. Le ha vinte il candidato di Sel Massimo Zedda che può contare sull'appoggio dell'ex governatore sardo Renato Soru. Sconfitto il democratico Antonello Cabras che veniva dato per favorito. Ora una parte del partito chiede le dimissioni del segretario regionale Silvio Lai e punta il dito contro Roma che ha «imposto» la candidatura di Cabras. Poco importa che la vittoria di Zedda abbia spaccato in due anche l'Idv e la Federazione delle sinistre, i Democratici sono a un passo dallo scontro finale e il coordinatore della segretaria del Pd Sardegna Franco Marras ricorda: «La scelta di candidare Antonello Cabras è nata in un contesto di condivisione generale, che ha coinvolto il complesso del partito e su cui nessuno ha obiettato, né sul metodo né sul merito. E soprattutto nessuno ha proposto alternative a Cabras concretamente competitive». Se a questo si aggiungono le difficoltà ad uscire dall'angolo dopo che Walter Veltroni e altri esponenti democratici hanno lanciato l'idea di introdurre una patrimoniale e la «rivolta» del Pd del Nord che chiede a gran voce l'approvazione del federalismo, il caos è completo.

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