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Le tasse pesano, le lenzuola no

Silvio Berlusconi

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Cos'è successo ieri in Parlamento? Tutto e niente. Tutto perché sono in corso le grandi manovre per assestare il colpo da ko a Berlusconi, niente perché qualsiasi mossa finora è andata a vuoto. Il piano finiano di aprire il varco tra Bossi e Berlusconi bocciando in commissione il testo sul federalismo ha mostrato la miopia dei tattici: solo uno sprovveduto poteva pensare che bastasse appendersi al voto e alla barba di Mario Baldassarri per metter fine alla legislatura. Il decreto uscito da una bicameralina senza potere, è rientrato in consiglio dei ministri la sera e ora passa al vaglio del Presidente della Repubblica. Bossi ha condiviso questa procedura solo dopo aver verificato che la maggioranza tiene. Se gli chef della procura di Milano non riescono a cucinare il Cavaliere subito - e stanno aumentando la fiamma sotto il pentolone - il suo consenso parlamentare si allargherà. Alla Camera e al Senato nessuno vuole votare, la poltrona è preziosa, la candidatura incerta e il piano della magistratura è senza veli. E così i pm si sono visti dire no dai deputati. Restano solo due modi per far saltare Berlusconi: o la via giudiziaria o l'eliminazione fisica. La prima è praticata con insuccesso da diciassette anni, la seconda l'hanno già tentata una volta, ma la dentiera del Cav ha resistito. Gli italiani sanno da anni che Silvio - parole sue - «non è un santo», ma Berlusconi prende i voti. Le retate della Buon Costume non sono la politica. All'elettorato non gliene importa un fico secco delle sue prestazioni sopra e sotto le lenzuola. Se ne infischia delle seratone con Ruby, ma vuole dormire senza l'incubo della patrimoniale.  

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