Il piano del Cavaliere
Il premier ha attaccato quelli che vorrebbero mettere la patrimoniale, infine ha rassicurato: «Continueremo a lavorare per garantire a tutti, soprattutto ai giovani, una prospettiva di libertà e di benessere». La giornata del Cavaliere comincia con una girandola di incontri. Il premier ha visto il senatore di Fli, Mario Baldassarri, l'uomo di Gianfranco Fini nella bicameralina, e il ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli. All'ordine del giorno, ovviamente, il federalismo, in attesa del voto di questa mattina. Poi il premier ha ricevuto anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano e il suo avvocato, Niccolò Ghedini. Nel pomeriggio è arrivato Tremonti. Con il responsabile dell'Economia, Berlusconi ha fatto il punto sui provvedimenti economici che saranno al centro del Consiglio dei ministri di domani. In questo momento sono due i pensieri del presidente: l'economia e l'allargamento della maggioranza. Quest'ultima operazione va avanti. Non è un caso che oggi Berlusconi vedrà i 21 deputati del gruppo di Iniziativa responsabile. Ma ieri, prima dell'intervista rilasciata al Tg1, Berlusconi aveva già sposato l'appello del capo dello Stato ad abbassare i toni. Napolitano era stato chiaro: «Non è mio compito intevenire e interferire nella dialettica delle forze politiche e sociali» ma è necessario che «si esca da una spirale insostenibile di contrapposizioni, arroccamenti e prove di forza. Per portare avanti riforme che sono all'ordine del giorno, e mi rivolgo a quanti sollecitano decisioni annunciate in nome del federalismo e ormai giunte a buon punto, per portare avanti l'attuazione di quel nuovo titolo V della Costituzione è stato decisivo e resta oggi decisivo un clima corretto e costruttivo di confronto in sede istituzionale». Un appello sottoscritto dal premier: «La nostra condivisione non è di parte ed è esente da ogni strumentalismo. E pensiamo che debba essere quella di tutte le forze parlamentari e politiche responsabili. Questo non toglie nulla alla libertà e alla serietà del conflitto politico, ma restituisce al Paese la capacità, offuscata da comportamenti extra o anti-istituzionali e da qualche errore di tutte le parti in causa, di tornare alla politica, tornare ai contenuti più impegnativi della politica, quelli che riguardano i cittadini e l'interesse generale. Faremo la nostra parte con proposte positive nel prossimo Consiglio dei ministri», ha detto Berlusconi. Poi il premier è stato intervistato al Tg. «Per tornare a crescere l'economia ha bisogno di una scossa, per questo abbiamo predisposto un piano per la crescita che secondo noi dovrebbe dare una grande scossa all'economia, forse una delle più forti della storia italiana» ha spiegato il premier. Poi ha aggiunto: «L'obiettivo è di arrivare a un incremento del Pil, la nostra ricchezza, del 3 magari anche del 4 per cento nel giro di cinque anni. Porteremo nel prossimo Consiglio dei ministri anzitutto la modifica, che è fondamentale, dell'articolo 41 della Costituzione. Vale a dire che sarà lecito intraprendere e fare tutto quello che non è espressamente vietato dalla legge senza essere costretti a chiedere prima un'infinità di autorizzazioni come succede ora». Il presidente del Consiglio è tornato sul tema delle liberalizzazioni dicendo che «troppi vincoli hanno creato una sorta di medioevo burocratico intorno alle imprese e noi vogliamo abbattere questo muro, creare una vera rivoluzione liberale appunto con la modifica dell'articolo 41 della Costituzione, per liberare l'Italia dalla mentalità statalista che ostacola gli investimenti e distrugge ricchezza e lavoro». Il Cavaliere elenca i passi principali verso lo sviluppo: «Rilanceremo il piano casa, riformeremo i servizi pubblici locali con forte apertura alle imprese private, per guadagnare efficienza e qualità e daremo anche attuazione al nostro Piano per il Sud che si basa sulla fiscalità di vantaggio e comporta meno tasse per le aziende e ha delle zone a burocrazia zero». Poi Berlusconi ha attaccato l'opposizione: «Il nostro problema principale è il debito pubblico enorme ereditato dai governi del passato, e moltiplicato otto volte dal 1980 al 1992, da vecchie forze politiche con i comunisti in primo piano. Ora queste vecchie forze si stanno coalizzando e hanno una sola idea, la stessa di sempre: tassare gli italiani. Ora vogliono un'imposta patrimoniale sugli immobili. Se ciò avvenisse sarebbe un gigantesco esproprio. Noi però non consentiremo che questo avvenga, e stiamo approvando i decreti del federalismo fiscale, che non comporteranno nessun aumento delle tasse e consentiranno di combattere meglio l'evasione». Infine il premier rassicura: «Nonostante gli attacchi inauditi che mi vengono rivolti resto sereno».