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Fini prova a dettare l'agenda «Occorre pensare alla ripresa»

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Finivuole dettare la linea al governo. Soprattutto in materia economica: «L'illusione che l'Italia fosse rimasta al riparo dalle difficoltà economiche e che avesse attraversato quasi indenne la crisi si è rivelata tale», scrive il presidente della Camera in un messaggio che ha inviato all'associazione Libertiamo, vicina al debutato Benedetto Della Vedova. «Occorre - spiega Fini - creare le condizioni per la ripresa, che passano certo dalla meritoria stabilità dei conti pubblici ma che hanno bisogno di una più intensa spinta riformatrice». Nel testo si legge ancora: «Come mostrano i dati più recenti sulla disoccupazione e sulla diminuzione del reddito reale delle famiglie italiane resi noti dall'Istat, la battuta d'arresto della crescita economica degli ultimi anni produce le sue inevitabili ricadute negative sul lavoro e sul reddito». «La globalizzazione dei mercati è la sfida - sottolinea Fini nella nota - cui anche l'economia italiana si trova di fronte, siamo abituati a vedere gli aspetti legati all'impatto sulla produzione nazionale di importazioni a prezzi concorrenziali provenienti da paese lontani e quello della delocalizzazione di parte della produzioni nazionali. Ma tra le opportunità della globalizzazione vi è quella dell'interscambio degli investimenti produttivi». Quindi, per il presidente della Camera «è indispensabili attrarre in Italia investimenti di qualità, in grado di dare buona occupazione e contribuire all'innovazione e alla crescita». Questo, evidenzia Fini «è un punto di sofferenza dell'economia italiana, dal momento che il livello di investimenti di aziende straniere nel nostro territorio resta sotto i livelli dei principali paesi europei». Ma Fini più tardi parla anche di quello che è successo in commissione Bicamerale sul federalimo. E sentenzia che il pareggio è un «sostanziale respingimento». Come fa a dirlo? A suo giudizio «il risultato di oggi (ieri, ndr) non è la conseguenza delle singole appartenenze politiche ma di una valutazione del merito del provvedimento perchè forze politiche di opposizione che sempre hanno sostenuto una trasformazione in senso federale dello Stato poi si sono trovate nella condizione obbligata di esprimere un diniego». Fini spiega anche di «aver tratto conferma» di alcune perplessità sul merito e sui contenuti della riforma federale anche «leggendo ciò che Luca Ricolfi ha scritto qualche settimana fa su La Stampa». «Con il federalismo la sanità e i servizi sociali rischiano di diventare lo scontro tra due esigenze: da un lato la garanzia che è precetto costituzionale che i servizi sociali debbano essere uguali per tutti, a Bolzano come a Mazara del Vallo - sottolinea il presidente di Montecitorio - e, dall'altro, la garanzia di avere costi standard. Il rischio è che due esigenze sacrosante finiscano per essere in rotta di collisione tra di loro». Insomma, qualcosa non è andato per il verso giusto nel merito del provvedimento e Fini ha espresso l'auspicio che «non mancherà alla politica la possibilità di ascoltare anche su questo la voce del terzo settore e ciò non può che far bene al dibattito democratico». Intanto il gruppo di Fli alla Camera comincia a scricchiolare. Silvano Moffa è stato visto a lungo chiacchierare in un angolo del Transatlantico con Francesco Proietti Cosmi, meglio noto come Cecchino. È stato l'assistente di Fini. Ma da tempo mostra una certa insofferenza su come è gestito il gruppo di Futuro e Libertà. Anche altri fedelissimi del leader, come Donato Lamorte e Andrea Ronchi, hanno fatto sapere di provare un certo disagio.

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