Il partito di Ruby Hood
Il partito di Ruby Hood, tutto Bunga Bunga e Patrimoniale, vive momenti difficili. Finché Berlusconi cedeva alle sirene che gli consigliavano lo scontro totale con la magistratura e un'azione fuori dal profilo istituzionale, l'opposizione, i guardoni del Palazzo, i teletribuni e i giornali-partito avevano gioco facile nel dipingerlo come il dittatorello dello Stato di Bananas. Ma se ti trovi davanti un Cavaliere che plaude all'appello di Napolitano, trova un compromesso sul rilancio economico con Giulio Tremonti, va al Tg1 a parlare di politica e non di reggiseni e collant, allora la musica cambia. Berlusconi è in un videogame che presenta due schermate di gioco: 1. La prima schermata somiglia a un classico, «Space Invaders», in cui il Cav deve respingere gli assalti in massa della magistratura; 2. La seconda schermata è un raffinato gioco di strategia, un Risiko politico in cui le truppe parlamentari di Berlusconi sono un po' più numerose di quelle dell'avversario, hanno buone probabilità di crescere, ma Capitan Silvio deve stare attento a non esaurire le scorte di cibo e munizioni perché è una campagna lunga. In questo videogioco non si deve inseguire l'avversario, ma anticipare i tempi e fare in modo di essere seguiti. Per questo Berlusconi ha finalmente lasciato perdere le «piazzate» e ha ripreso in mano il timone del governo. Le reazioni dell'Agenzia Patrimoniale (Pd e alleati) al suo piano di rilancio della crescita economica sono il segnale che questa è l'unica strada possibile per salvare la legislatura. Il videogame ha un altro elemento di difficoltà: la prima schermata, quella degli «Space Invaders» vuole cancellare la seconda, quella del Risiko politico. Ma tolta quest'ultima, Berlusconi non resta in gioco nella prima. Va direttamente in «game over». Ecco perché il Cav deve stare incollato alla PlayStation del Palazzo e continuare a fare politica. Altrimenti, vince il bizzarro partito di Ruby Hood.