I guardoni di Arcore
Non è finita. In arrivo ci sarebbero altre carte «esplosive». La voce circola da giorni. I vertici del Pdl se lo aspettano. La procura di Milano sta continuando - imperterrita e frenetica - il suo lavoro. I risultati potrebbero arrivare a Roma nei prossimi giorni. Un plico potrebbe essere consegnato già oggi, o forse domani mattina. Nuove intercettazioni, bonifici di pagamento, fotografie. Già, le fotografie. Tutti le avevano escluse. Né video, né foto nei fascicoli, si era detto. Adesso, però, salta fuori che non è così. È il deputato finiano Luca Barbareschi a lanciare l'allarme: «Nell'inchiesta ci sono delle foto fatte in casa di Berlusconi con strumenti professionali usati per lo spionaggio», dichiara in diretta alla Zanzara su Radio 24. «Nelle notizie importanti, ad esempio sulle stragi di Bologna, di Piazza Fontana, - prosegue l'esponente di Futuro e Libertà - non sono mai uscite foto o intercettazioni, ma quando si vuole esistono e sono fatte con strumenti professionali per lo spionaggio e strumenti per le intercettazioni». Barbareschi non ha dubbi: «Spionaggio» dice. Senza nessun timore, come chi è sicuro di ciò che ha visto. «Sappiamo che questi apparecchi costano più di 25.000 euro l'uno. Gli investigatori hanno fatto delle foto e sono notizie certe. Non sono foto fatte dalle ragazze con i telefonini ma foto scattate con strumenti professionali», ripete allarmato. Poi, nonostante negli ultimi tempi non sia certo stato un fan del Cav, Barbareschi si lascia andare a una conclusione amara sul caso Ruby e sul modo in cui il pool di Milano sta conducendo le indagini: «Non è più un paese libero - sentenzia deluso - Se dovessi vedere una foto di Berlusconi io come cittadino italiano mi sentirò offeso». Non ci resta che aspettare le mosse di Ilda Boccassini e compagni. Del resto non è la prima volta che i magistrati di Milano fanno recapitare a Montecitorio nuovi documenti «shock» proprio poco prima di un appuntamento cruciale per il governo. E domani c'è il federalismo. In Commissione si va verso il pari, ma se uscissero altri elementi «compromettenti» la situazione potrebbe anche peggiorare. L'Aula domani dovrà anche esprimersi sul rinvio degli atti a Milano, per difetto di competenza. Si annunciano giorni di fuoco. Intanto l'inchiesta va avanti. Per Nicole Minetti non ci sarà nessun altro nuovo interrogatorio, almeno per il momento. Lo ha fatto sapere il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati dopo un colloquio avuto ieri mattina con il difensore dell'ex igienista dentale del Cav, l'avvocato Daria Pesce. «Se è il caso Nicole Minetti si farà reinterrogare dopo la chiusura delle indagini, con il deposito degli atti», ha spiegato il legale. I magistrati hanno ribadito di ritenere «esaustivo» l'interrogatorio avvenuto domenica scorsa. In particolare il colloquio del consigliere regionale con Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Pietro Forno sarebbe stato fondamentale per ricostruire esattamente cosa accadde la notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi, quando Ruby fu prima fermata per furto, portata in questura, e poi affidata proprio alla 25enne eletta nel listino bloccato di Formigoni. Quella sera Berlusconi telefonò due volte a funzionari della questura e per questo i pm milanesi lo hanno indagato per concussione. La posizione di Nicole Minetti, indagata per induzione e favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile, secondo fonti giudiziarie, sarebbe comunque diversa e più seria rispetto a quella di Lele Mora ed Emilio Fede, indagati per gli stessi reati. Dalle intercettazioni effettuate sul cellulare della consigliera regionale, poi, emergerebbe anche come la Minetti abbia continuato ad organizzare feste per il premier fino al 15 gennaio, ad indagine già avviata. Una circostanza che potrebbe far pensare alla reiterazione del reato, sufficiente perché i pm dispongano la custodia cautelare. La procura di Milano sembra però orientata a non considerare l'ipotesi di una carcerazione preventiva per la Minetti, almeno per il momento.