Il Pd non crede al Cav: tempo scaduto, meglio il voto
Prima l'offerta «a tempo scaduto» di un piano bipartisan per la crescita, poi gli attacchi «rabbiosi». Nel Pd in pochi hanno dubbi: il premier Silvio Berlusconi, nonostante le dichiarazioni ufficiali, mette in conto il voto anticipato e la lettera al Corriere non è altro che il tentativo di addossare alle opposizioni «irresponsabili» la colpa del fallimento del governo. Per prepararsi alle urne, Pier Luigi Bersani lavora su due piani: il programma, che sarà presentato il prossimo week end all'assemblea nazionale, e l'alleanza larga, che dalla prossima settimana il leader Pd tenterà di costruire con una serie di faccia a faccia. Fino ad un mese fa, l'apertura del premier Silvio Berlusconi ad una collaborazione per affrontare la crisi economica sarebbe stata accolta in modo diverso dal Pd. Lo stesso Bersani ripeteva di essere pronto ad un confronto serio per rilanciare l'economia così come nel Pd era aperto il dialogo sul federalismo. «Ormai la proposta arriva a tempo scaduto, il confronto lo faremo o con un altro premier di centrodestra o con Berlusconi stesso in campagna elettorale», mette il punto già in mattinata il vicesegretario Enrico Letta. Nessuno nel Pd, come in tutta l'opposizione, crede alla mano tesa del Cavaliere. Così come, in Transatlantico, si spreca l'ironia sulla «mano», diversa da quella del premier, che ha scritto la lettera al Corriere mentre «la vera faccia del premier - osserva Maurizio Migliavacca - è il ringhio rabbioso» della nota pomeridiana di replica alle opposizioni. E non lascia spiragli anche il leader Udc Pier Ferdinando Casini, pronto alla responsabilità fino a qualche tempo fa: «Chi sta al governo, queste cose deve farle e non scriverle in un articolo di giornale». Per Bersani non c'è più tempo per salvare la legislatura. «Noi siamo responsabili - attacca il segretario Pd - ma Berlusconi faccia un passo indietro e tolga dall'imbarazzo se stesso e il paese».