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Il premier: "Piano bipartisan per la crescita" Ma i democratici non ci stanno

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

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Agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere "senza pregiudizi ed esclusivismi" un grande piano bipartisan per la crescita dell'economia italiana. È questa la proposta che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lancia al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in una lettera che il premier ha scritto oggi al Corriere della Sera. Un piano del governo, spiega Berlusconi, il cui fulcro è la riforma costituzionale dell'articolo 41, "annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani". Lo scopo "indiretto ma importantissimo" di una "frustata al cavallo di un'economia finalmente libera", aggiunge il presidente del Consiglio, "è di portare all' emersione della ricchezza privata nascosta". Azione che sarà la "più grande frustata che la storia italiana ricordi", per portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni "per fare capire ai mercati che quella è la strada imboccata dall'Italia. Paese ancora assai forte. Paese esportatore con grandi riserve di energia, di capitali, di intelligenze e di lavoro". Per farlo "occorre un'economia decisamente più libera, questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sè e del proprio futuro". Mentre una "botta secca che impaurisce e paralizza il ceto medio" come un'imposta patrimoniale, alla quale Berlusconi ribadisce il suo "no", è "una rinuncia statalista, reazionaria, ad andare avanti sulla strada liberale". E l'Italia, "dopo il varo dello storico accordo sulle relazioni sociali di Pomigliano e Mirafiori" può fare invece come la Germania, dove "la locomotiva è ripartita" con "un balzo liberalizzatore e riformatore" dato dalle riforme di Schroder, passando per "il governo di unità nazionale" e per "la guida sicura e illuminata di Angela Merkel". Il premier si dice "preoccupato come e più del presidente Napolitano" per la "particolare aggressività che, per ragioni come sempre esterne alla dialettica sociale e parlamentare, affligge il sistema politico". E per questo si rivolge a Bersani, "in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni" e uomo dalla "cultura pragmatica dell'emiliano" nonostante "qualche sua inappropriata associazione al coro strillato dei moralisti un tanto al chilo". LA RISPOSTA DEL PD Secca la replica del Partito democratico. "Berlusconi mi sembra un giocatore di calcio che vorrebbe continuare la partita anche a tempo scaduto. Il tempo del suo governo è scaduto - replica il coordinatore della segreteria democratica, Maurizio Migliavacca - ha avuto tre anni per fare le cose che dice e non le ha fatte. Inoltre è scaduto anche il tempo della sua credibilità. Berlusconi è alla ricerca disperata di una via d'uscita". Anche per il vicesegretario, Enrico Letta, "l'uscita di Berlusconi arriva a tempo scaduto. Queste cose le chiediamo da due anni, per due anni ha detto che tutto andava bene - spiega - noi diciamo sì al confronto su quei temi, ma lo faremo o con un nuovo premier di centrodestra oppure lo faremo con Berlusconi stesso, ma in campagna elettorale". LA POSIZIONE DI FRATTINI "Il presidente del consiglio ha formulato un appello politico a lavorare insieme per la crescita e per lo sviluppo, credo che sia non solo possibile ma necessario". Così il ministro degli esteri Franco Frattini ha commentato la proposta lanciata da Silvio Berlusconi al segretario Pd Pierluigi Bersani per un piano bipartisan per la crescita del paese. "Tutti debbono abbassare i toni - ha aggiunto Frattini in collegamento telefonico con Maurizio Belpietro su Canale 5 - l'appello del capo dello stato è essenziale e fondamentale, crisi e scontri istituzionali non fanno bene all'Italia. L'onorevole Bersani aveva chiesto in passato di lavorare, se vi fosse stata una proposta di Berlusconi, insieme per la crescita dell'Italia. Credo che sia necessario". VENDOLA SI OPPONE "Gli appelli di Berlusconi sono patetici e tardivi". Ha detto il presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra, ecologia e libertà, Nichi Vendola, commentando l'intervento col quale il presidente del Consiglio oggi sul Corriere della Sera lancia un appello al Pd per un rilancio bipartisan dell'economia del Paese. Per Vendola, Berlusconi "oggi è blindato nel suo palazzo" e "ogni giorno in più appare come il leader populista che ha paura del popolo". "È - ha rilevato Vendola - un populista senza popolo e il popolo chiede di mettere in campo alternative forti, radicali, cambiamenti veri che rimettano al centro la dignità del lavoro, il diritto al futuro, l'investimento sulla cultura, sulla scuola e sull'università, sulla ricerca e sulla innovazione». «Solo così - ha sottolineato - l'Italia potrà riprendersi". "Il primo necessario impegno - ha aggiunto - è quello di abbattere quella cosa sconcia che, impropriamente, viene chiamata federalismo e che è soltanto un colpo alla nuca nei confronti del Mezzogiorno di Italia".   CONFINDUSTRIA CONDIVIDE L'IDEA DEL PREMIER La presidente di Confindustia, Emma Marcegaglia, giudica "positivo che si parli di crescita e si facciano cose per la crescita". Commenta così la proposta del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per un impegno bipartisan per la crescita economica del Paese. "Diciamo da tempo che la crescita è l'aspetto più importante. per noi parlare di crescita è la cosa più importante" dice la leader degli industriali, che ribadisce anche il no ad una patrimoniale ed indica nella vendita di beni pubblici, in particolare gli immobili, una possibile soluzione per rafforzare i conti pubblici. Ad una domanda sulla azione dell'opposizione, Emma Marcegaglia ha quindi ribadito la posizione degli industriali senza entrare nel merito del dibattito politico: "Quello che ci interessa è che il dibattito e le scelte concrete vadano nella direzione della crescita, l'unica cosa che può risolvere il problema dell'occupazione e della tenuta delle nostre imprese, quindi di una uscita dalla crisi migliore di quella che già vediamo".  

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