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Busco mostro senza prove

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Raniero Busco, condannato per l'omicidio di Simonetta Cesaroni a via Poma nel 1990, con la moglie

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Il problema non è se Raniero Busco sia innocente o colpevole. Il problema è se con le prove raccolte a suo carico poteva essere condannato, come prevede il codice, al di là di ogni ragionevole dubbio. E a questa domanda, in attesa delle motivazioni della sentenza e pur rispettando le decisioni della III Corte d'assise che ha comminato all'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni 24 anni di carcere, non è possibile dare una risposta positiva. La decisione dei giudici, infatti, affonda le sue radici unicamente nelle perizie scientifiche. E le 23 udienze del processo non hanno chiarito i punti oscuri della vicenda.   Il sangue. Secondo le conclusioni degli stessi periti dell'accusa, non si può escludere né confermare che la traccia ematica trovata sul lato esterno della porta della stanza del delitto appartenga a Busco. Si parla di «compatibilità». L'avvocato di Busco, però, fa notare che «in tema di Dna si può parlare solo di attribuzione o di esclusione e il concetto di compatibilità non è scientifico». Inoltre, la presenza di sangue indica il ferimento dell'assassino. Busco era ferito la notte del delitto, quando fu interrogato in Questura? Non risulta. E lui nega la circostanza. Comunque non è dimostrabile e non è stato dimostrato.   La saliva. Innanzi tutto, non si è certi che quel materiale organico sulla biancheria intima della vittima sia davvero saliva. Su reggiseno e corpetto di Simonetta (rimasti per 15 anni a contatto fra loro in una busta non sigillata custodita all'istituto di medicina legale, una conservazione definita «non ottimale» anche dai consulenti del pm), per l'accusa ci sarebbero tre micro «depositi» genetici di Busco. La difesa non nega l'appartenenza del residuo bio all'imputato. Sostiene, però, che può essere stato lasciato da Raniero tre giorni prima dell'omicidio, quando i due fidanzati hanno avuto un rapporto sessuale. La replica del pm è che Simonetta cambiava spesso la biancheria intima. Ma l'ha fatto anche prima di quel maledetto martedì del 7 agosto 1990? Non è dimostrabile. E non è stato dimostrato. L'avvocato Loria, inoltre, sottolinea come il fatto che sia saliva non è accertabile con le analisi. Ma il generale Garofano (ex capo del Ris di Parma e perito della Procura) la definisce tale in base a una «valutazione logico-deduttiva» e lo fa «coniugando il dato genetico con il dato medico legale». Che significa? Per spiegarlo dobbiamo passare al terzo punto, la ferita sul capezzolo sinistro della vittima.   Il morso. Per l'accusa è importante stabilire un nesso tra il (presunto) morso e la (presunta) saliva. E anche che il primo sia contestuale all'omicidio. In questo modo il quadro è chiaro: Busco ha morso Simonetta, rilasciando saliva sul reggiseno e ferendola al capezzolo. Poi l'ha uccisa. Senza affrontare la complessa e controversa questione delle misurazioni fra i segni sul seno della ragazza (analizzati da una sua foto) e l'arcata dentaria dell'imputato, la premessa del ragionamento si fonda su fondamenta molto fragili. Nell'autopsia eseguita l'8 agosto del '90, infatti, l'anatomopatologo Carella Prada scrive che la lesione «sembra poter denunciare l'azione di un morso». È sufficiente per stabilire che lo è davvero? Il buon senso ci dice di no. Non solo. Dando per scontato che lo sia, allora il morso è stato sferrato quando reggiseno e corpetto era ancora indossati dalla vittima. Ma, in tal caso, i denti avrebbero provocato quel tipo di lesione? E come mai sulla biancheria non ci sono tracce di sangue?   Il movente. Il pm parla di un diverbio originato dalla scoperta di Busco che Simonetta non gli aveva detto che non prendeva la pillola anticoncenzionale. La causa scatenante sarebbe il morso al seno, che provoca la reazione della ragazza. Anche questo non è dimostrabile. E, infatti, non è stato dimostrato. Ma è verosimile che Raniero, dopo averla picchiata e uccisa con le prime coltellate, infierisca più volte sul corpo privo di vita della Cesaroni, arrivando ad affondare la lama del tagliacarte due volte all'interno della zona genitale? Chi fa questo è un mostro. E un mostro non si comporta per vent'anni come una persona normale.  

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