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Annoazzeramento della politica

Silvio Berlusconi

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La crisi galoppa verso la rottura istituzionale e nessuno finora ha fatto qualcosa per fermarla. Serve non un passo indietro, ma un passo avanti di tutti per evitare il crash non di un uomo - Silvio Berlusconi - non di un partito - il Pdl - non di un blocco parlamentare - quello del centrodestra - ma dell'intero sistema che regge un già fragile patto di solidarietà nazionale, quello che tiene i cittadini ancora legati all'entità dello Stato. In questo scenario, il cambio di regime può essere di due tipi: rapido e traumatico, lento e naturale. Ma ci può anche essere una via intermedia, quella che prevede una soluzione della crisi che non passa per un regolamento di conti, una guerra così cruenta da risultare letale per tutti: bisogna seguire le regole della realpolitik e della ragion di Stato, immaginare un soft landing, un «atterraggio morbido» per la legislatura e un cambio di scenario per il 2013. Se in Italia vi fosse un'opposizione degna di questo nome, l'idea sarebbe già in piena fase di realizzazione, ma in realtà non c'è nessun leader a sinistra in grado di andare dal presidente del Consiglio (previo passaggio al Quirinale), proporre un negoziato politico serio e rigoroso per portare a casa non una exit strategy per il Cavaliere, ma una victory strategy per il sistema politico italiano e la sinistra in particolare. Certo, non mi sfugge che ci vorrebbe anche un Berlusconi in grado di dialogare, un premier pronto ad accettare il fatto che a questo punto c'è da interrogarsi su alcune scelte compiute nei mesi scorsi, un leader conscio del fatto che il 2013 non è il 1994. Anche De Gaulle pensava che il gollismo sarebbe finito con lui. Poi invece la storia si è incaricata di dargli torto e un futuro. Berlusconi deve decidere solo se partecipare alla costruzione di questo futuro, o se il suo destino è quello di uscire prima o poi di scena ma senza aver costruito un'eredità politica per il blocco sociale moderato. Non c'è molto tempo da perdere a filosofare. È ora che i protagonisti escano dal bunker, dai palazzi e dal castello. E dicano che cosa vogliono fare. La realtà pressa tutti, le pietre stanno rotolando a valle e nessuno - a destra e a sinistra - può permettersi di scherzare con quel che sta accadendo. Il partito dei magistrati non è mai esistito in forma organizzata, ma - come raccontiamo anche oggi sul nostro giornale - sta cominciando a prendere forma. Sarebbe la negazione totale della politica, la sostituzione del diritto con i Sacerdoti del Diritto, un golpe canonizzato dai tribunali e perciò indiscutibile e temibile, sì, sarebbe quella cosa che state pensando: l'annoazzeramento della politica.  

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