Tasse e martello
La sinistra non ce la fa proprio a non pensare alle tasse. Sempre in aumento è chiaro. La sinistra quando non è al potere, studia ed elabora quali balzelli e modifiche al sistema fiscale vadano fatti. Con un solo obiettivo, quello peggiorativo si intende. Così in attesa di battere Berlusconi il pensatoio economico di Bersani e dell'ex viceministro delle Finanze, Ignazio Visco, il Nens, ha già steso il menù fiscale da servire agli italiani. E dal cilindro dei tecnici del Pd è uscita appunto una nuova tassa: la patrimoniale appunto. Un problema da affrontare - spiega il «documento sulle prospettive di riforma fiscale» del Nens- perché è una tassa che ha effetto redistributivo e perequativo e non interferisce in modo rilevante nell'attività economica. E avrebbe addirittura effetti positivi sull'economia. Forse in quella socialista alla quale tendono lo sguardo i teorici e gli economisti del Partito Democratico. Sì perché gira che ti rigira la cosiddetta patrimoniale ha un unico e solo obiettivo: la casa di proprietà. E il dossier lo dice senza mezzi termini: la soluzione preferibile consiste nell'adozione del modello francese con due (addirittura due, una non basta) imposte locali collegate al valore patrimoniale di mercato, una a carico del proprietario e una per l'inquilino. Non basta. Per finanziare gli enti locali sarebbe accettabile anche un recupero dell'Ici nella sua forma originaria e cioè senza l'esenzione totale per la prima casa. Non è finita. Non paghi di succhiare ricchezze a destra e a manca sotto i denti di un futuro ministro dell'Economia del Pd ricadrebbero anche le grandi fortune quelle cioè che superano i 790 mila euro. Nell'eventualità che il piatto delle Entrate fosse ancora povero non c'è problema, le nuove tasse si potrebbero mettere sull'ambiente. In fondo fa tanto «green economy» alla Obama. Insomma in mancanza di possibilità di tassare l'aria si può tassare quella inquinata. E infatti il Nens pensa alla carbon tax insieme a oneri più incisivi oneri su scarichi idrici, prelievo di materiale inerte e chi produce rumori. Ma è sulla tassa per le auto che la fantasia degli economisti di sinistra sfiora vette inespugnabili. Per calcolare il costo del bollo si dovrebbe tener conto non solo della potenza dell'auto, ma dello spazio occupato e dell'usura del manto stradale. Alla faccia della semplificazione insomma. Infine non manca l'armonizzazione delle aliquote sui redditi da capitale. Tutti colpiti al 20%. Nessun accenno alla particolare situazione del debito pubblico che tiene testa alla speculazione internazionale grazie a un'aliquota ridotta al 12,5%. Un dettaglio. Visco e Bersani non sono però i soli a pensare che il rilancio del Paese passi da una bella infornata di nuove tasse. Sul nobile Corriere della Sera un economista di rango come Pellegrino Capaldo ha trovato l'uovo di Colombo per abbattere il debito pubblico: nuove tasse, ancora sulla casa. Ma il sottile Capaldo si riferisce a un prelievo sugli incrementi di valore che le case hanno avuto negli ultimi anni. Insomma chi ha comprato nel 1999 una casa per 200 milioni di lire e che oggi vale 400 mila euro deve restituire un po' di valore alla collettività. Semplice e chiaro. Occorre spiegarlo alla classe media italiana che ha sì ottenuto potenzialmente più patrimonio ma con l'euro, principale artefice della rivalutazione, si è notevolmente impoverita fin quasi a essere specie in via di estinzione. La vita per la riedizione dell'Invim sarà dura. L'unico modo per imporla secondo il proponente sarebbe quello di un grande e nuovo politico in grado di farla digerire al Paese in cambio delle promessa di una palingenesi sociale ed economica. L'unica speranza dei contribuenti è che Capaldo non pensi a Visco.