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Napolitano bacchetta il governo

Giorgio Napolitano

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«Per l'Italia è imperativo forzare la crescita oltre le previsioni». Hanno il suono di una sferzata al governo e in particolare al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, le parole di Napolitano. Dopo la richiesta di chiarezza rivolta direttamente al premier sul caso Ruby, questa volta il presidente della Repubblica sposta l'attenzione sul tema cruciale dell'economia. Celebrando al Quirinale la Giornata della Qualità Italia e durante la consegna del Premio Leonardo (l'onorificenza è andata a Laura Biagiotti), Napolitano cita le ultime previsioni del Bollettino di Bankitalia e sprona i vertici imprenditoriali ma soprattutto il governo lì presenti con il sottosegretario Gianni Letta e il ministro Paolo Romani. Lo scenario evocato da Napolitano è questo: la recessione è finita, l'Italia torna a crescere, ma troppo lentamente: 1% quest'anno, idem l'anno prossimo mentre il commercio mondiale fa passi più lunghi, di 4,4 punti l'anno. Così non va, dice il presidente della Repubblica, «occorre forzare la crescita, avere più ambizione, guardare lontano». Parla a braccio per otto minuti. Si tiene lontano dalle polemiche sulla vicenda Ruby. Si limita ad un cenno vago. «Fra tante difficoltà e tensioni è essenziale che ciascun soggetto istituzionale, economico e sociale faccia più che mai la propria parte, continui a operare bene nell'interesse generale del Paese, come stanno facendo in modo esemplare le imprese». «In generale, sul clima che il nostro Paese sta vivendo non ho nulla da aggiungere», dice Napolitano e indica, anche agli imprenditori, l'esigenza di guardare i problemi che ci stanno davanti «oggettivamente, al di fuori di ogni caratterizzazione politica», accettando le sfide che pongono. Emma Marcegaglia, il ministro Paolo Romani, la presidente del Comitato Leonardo Luisa Todini fanno cenno, con soddisfazione, ai segnali di ripresa economica. Non basta aspettare, replica Napolitano. Di questo passo, «alla fine del 2012 il pil avrà recuperato solo la metà della perdita di sette punti dovuta alla recessione. Dobbiamo sapere che è imperativo per l'Italia andare al di là di questi limiti, forzare la crescita oltre le previsioni, troppo inferiori alle nostre esigenze, all'esigenza di un rafforzamento della nostra collocazione nell'economia europea e ancor più mondiale». L'economia italiana, aggiunge, deve «guardare più lontano» dei progetti a breve e medio termine. Occorre celebrare i 150 anni dell'Unità italiana («l'impegno sta diventando molto intenso») «per trarre motivi di ispirazione e di fiducia dai filoni unitari della nostra tradizione storica, per mettere bene in luce ciò che abbiamo fatto. Dobbiamo farlo - conclude - con serenità, con freddezza e soprattutto con slancio, e dobbiamo anche avere più ambizione. È necessario per onorare il meglio della nostra storia». Ieri Napolitano ha anche incontrato il presidente della Fiat, John Elkann. Domani il Lingotto esaminerà i conti del 2010. L'ultimo incontro con il Capo dello Stato era stato poco più di un mese fa, a metà dicembre, ma nel frattempo è diventata operativa la scissione tra l'Auto e le altre attività industriali e, soprattutto, c'è stato l'accordo su Mirafiori approvato dai lavoratori con il referendum. Vicende delicate che Napolitano ha seguito sempre da vicino. Elkann, che lunedì era stato a Palazzo Chigi da Letta, ha aggiornato il presidente della Repubblica sulla situazione del Lingotto, ma la Fiat non è stato l'unico tema dell'incontro, durato poco meno di un'ora.

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