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Tremonti accelera sul fisco

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Avantitutta con la riforma fiscale, che «sarà la prima del nuovo secolo» e che procederà assieme all'altra grande riforma, quella del federalismo, che è «fondamentale» e «irreversibile». Mentre non si placa la polemica sul caso Ruby, il ministro dell'Economia sposta l'attenzione sulle priorità dell'azione del governo. Indicato alcuni giorni fa, nel momento di maggior difficoltà per la maggioranza come il possibile successore di Berlusconi, Tremonti si è sempre tenuto distante dalla bagarre, preoccupato di garantire l'affidabilità del Paese sui mercati internazionali. E ieri, quasi a raccogliere l'invito del presidente della Repubblica Napolitano al governo affichè rimetta al centro della sua agenda le riforme, Tremonti intervenendo a Telefisco, tradizionale appuntamento del Sole 24 Ore per gli addetti del settore, ha fatto il punto sullo stato dei lavori per i temi del fisco. «I tavoli stanno lavorando, cercheremo per prima cosa di fare l'inventario degli interventi che si sono succeduti negli anni. Dobbiamo prima avere chiara la mappa della spesa pubblica, dobbiamo mettere insieme i numeri». Parlando in particolare della famiglia, Tremonti ha detto: «Sul quoziente abbiamo dei numeri, quelli fiscali. Ma se uno va a vedere il totale delle spese, anche con l'Inps, forse siamo come spesa oltre i grandi Paesi europei». Il ministro ha insistito sulla questione delle agevolazioni, una piaga dilagante nel settore fiscale. «Ce ne sono centinaia. Si detraggono le finestre e le palestre. Dovremo decidere: preferisco una base ampia, limitando le detrazioni al lavoro, ai figli e alla ricerca, mettendo un'aliquota molto più bassa? Saranno gli italiani a scegliere». Altro tema caldo è il federalismo. «L'Italia - ha detto nel corso della diretta online - è in Europa l'unico paese che non ha finanza locale. Molte imposte sono chiamate locali ma in realtà sono statali: non sono percepite dal cittadino come imposte pagate agli amministratori locali. L'Italia era più federalista durante il fascismo. Ecco perchè il federalismo fiscale è il ritorno alla spesa controllata dai cittadini. Inizia ora, si svilupperà nel tempo e si misurerà nei prossimi anni. Il federalismo vuol dire basta con il piè di lista. Saranno gli amministratori che, sotto il controllo dei cittadini, dovranno risparmiare». Poi ha replicato alle polemiche che vengono dalle opposizioni. «Il testo è all'esame dal 5 agosto, perchè proprio adesso si dice che ci vuole più tempo? Mi sembra che la richiesta di proroga sia condizionata dal clima complessivo». E ancora: «Le addizionali non sono un obbligo ma una facoltà e la scelta dipenderà dai cittadini. Il cittadino potrà dire all'ente locale di non mettere le addizionali, non abusare con le imposte, perchè puo dare servizi migliori a costi minori». E sul federalismo Tremonti si è intrattenuto in un lungo colloquio con il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini. Prima ne aveva parlato con il presidente dei deputati della Lega, Marco Reguzzoni. Tremonti a Telefisco ha affrontato anche l'argomento dei conti pubblici ribadendo a quanti lo hanno criticato per aver tenuti stretti i cordoni della spesa, che «rigore vuol dire tutelare il risparmio delle famiglie». Replica a chi lo ha accusato di non avere speso: «Ho fatto moltissima spesa pubblica» concentrata sugli ammortizzatori «per conservare il capitale umano», e «la scelta si è rivelata giusta». Il ministro dell'Economia ha parlato anche di piccole e medie imprese, sottolineando che il governo ha cercato di tenere aperti i canali di finanziamento per le imprese. Si è detto fiducioso sul pronunciamento di Bruxelles sul via libera alla norma che concede agevolazioni alle reti d'imprese. In questo modo le aziende del nostro paese potranno andare in banca o all'estero non come singoli ma sfruttando la forza delle aggregazioni». A Telefisco è intervenuto anche il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, che è tornato sull'importanza della lotta all'evasione. Le nuove norme «portano qualche fastidio agli onesti ma per l'interesse della collettività». E al presidente dei Commercialisti, Claudio Siciliotti, che aveva sottolineato l'invadenza di alcune norme, come quella sullo spesometro, ha replicato: «Se c'é rischio di evasione, e anche peggio di riciclaggio, è giusto violare la privacy».

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