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Berlusconi punta a recuperare i cattolici

Silvio Berlusconi

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Preoccupato, questo sì. E a tarda sera infuriato davanti a «L'Infedele» di Lerner. Preoccupato ma non affranto. Silvio Berlusconi se l'aspettava. Sapeva che dal cardinale Bagnasco sarebbe arrivata una bacchettata. Forse non se l'aspettava così dura. «Ora bisogna ricucire - ragiona un berlusconiano -. Il pericolo vero è che se il mondo cattolico si mette contro di noi, è in grado di creare seri danni». Riassunto così è fin troppo chiaro. Finora il Rubygate non ha eroso consensi. A leggere i sondaggi, il gradimento per Berlusconi ha subito al massimo qualche leggera flessione. Niente scossoni, tanto meno crolli. Anzi, le indagini demoscopiche sono positive al punto che il Cavaliere domenica era tornato a essere pimpante. Sulla linea «me ne frego e vado avanti». Le parole del presidente della Cei hanno fatto cambiare umore a Silvio. Quel che pensa è che non è riuscito a far capire che è lui la vittima. Nella prolusione di Bagnasco c'è un richiamo anche alla magistratura. Ma il premier non ha digerito quelle frasi sulla «disciplina» a cui è chiamato chi ricopre incarichi di una certa responsabilità. Il cruccio per Silvio è non esser riuscito a far comprendere che le sue erano normalissime feste e quelle donazioni di denaro erano aiuti a chi è veramente bisognoso. Fatti e circostanze che, secondo il capo del governo, sono state deformate dai magistrati. Ora bisogna correre ai ripari. Dal Pdl le reazioni sono improntate alla linea più soft possibile. Parla per primo il cattolico Gaetano Quagliariello: «Nella prolusione del cardinale Bagnasco c'è il senso che la vita di una comunità nazionale non possa essere turbata da sommari regolamenti di conti senza che ne restino ferite profonde e lacerazioni che si protraggono nel tempo. Se si va con il pensiero ai drammi della storia d'Italia si comprende quanto questo sia vero». «Da qui - prosegue il vicecapogruppo del Pdl al Senato - l'appello a tutti, nessuno escluso, ad evitare di accrescere turbamento e confusione. Da qui l'appello a fermarsi, a fare chiarezza in modo pacato e nelle sedi appropriate, a non travalicare limiti e prerogative del potere che si rappresenta». «Noi - dice il senatore - aderiamo a questo appello dicendo no alla faziosità, no ai riti sommari e ai processi mediatici, e chiedendo il tempo affinché la verità possa emergere senza il rischio che questa sia solo parvenza di verità». Infine tende la mano: «In questa cornice c'è lo spazio e la possibilità per continuare a portare avanti con coerenza il proprio impegno sul fronte della vita, della famiglia, della solidarietà e del lavoro, sapendo che un contributo al bene comune si dà solo se si è disposti a superare l'ipocrisia delle apparenze per privilegiare la sostanza dei comportamenti». Più tardi interviene anche il laico Fabrizio Cicchitto: «L'intervento del cardinal Bagnasco va valutato del tutto positivamente. Non solo esso è chiaramente al di sopra delle parti lungo una linea del tutto rispondente alla logica sua propria del mondo e della cultura che egli rappresenta ed esprime, ma apre una riflessione che va molto al di là della contingenza». Per il capogruppo del Pdl alla Camera «c'è un forte richiamo alla sobrietà e alla correttezza dei comportamenti e vengono sottolineati i pericoli di reciproca delegittimazione, di faziosità, di forzature negli strumenti di indagine - sottolinea -. Colgo paradossalmente un contributo davvero laico ad un ritorno alla civiltà del dibattito nel nostro Paese». E lui? Resta chiuso ad Arcore come tutti i lunedì. Pranzo con i figli, poi colloqui con Fedele Confalonieri e Bruno Ermolli, consulto con gli avvocati e la più bella soddisfazione della giornata: la escort Nadia Macrì che si rimangia un'affermazione fatta nell'intervista ad Annozero, ovvero di aver visto ad Arcore Ruby. Ma a tarda sera sbotta guardando «L'Infedele» di Lerner su La7. Il premier ha definito la trasmissione un «postribolo televisivo». Intervenendo in diretta Berlusconi ha giudicato la puntata che si è occupata del caso Ruby uno spettacolo «disgustoso con una conduzione spregevole, turpe, ripugnante» che porta avanti «tesi false, lontane dalla realtà». «Io so quello che dico», ha detto Berlusconi coperto in più di un'occasione da Lerner che replicava con altrettanta veemenza al capo del Governo («ha offeso abbastanza, ora basta», «lei è un cafone») «e lei - ha scandito - ha offeso al di là del possibile la signora Minetti che è persona intelligente, seria, preparata e che si è pagata gli studi lavorando».

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