«La realtà virtuale non sostituisca i contatti umani»
Occorreperò «evitarne i pericoli», quali «il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l'eccessiva esposizione al mondo virtuale». In particolare i giovani alla ricerca di un sempre maggior numero di «amici» poi, devono restare «fedeli a se stessi» e mai cedere a «illusioni» come fabbricarsi «profili» artificiosi e lontani dalla realtà. Nel messaggio, pubblicato ieri per la 45/a Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che ricorrerà il prossimo 5 giugno sul tema «Verità, annuncio e autenticità di vita nell'era digitale», Benedetto XVI non solo torna a puntare l'attenzione sulla comunicazione via Internet, ma entra direttamente nel mondo delle reti sociali come Facebook e Twitter, rilevandone le potenzialità e allo stesso tempo sottolineandone i rischi. Anche se le nuove tecnologie, «se usate saggiamente», possono «contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l'aspirazione più profonda dell'essere umano», esistono infatti «alcuni limiti tipici della comunicazione digitale»: «La parzialità dell'interazione», elenca il Papa, la tendenza «a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore», il rischio della «costruzione dell'immagine di sè», che può «indulgere all'autocompiacimento». E anche la presenza sui social network, e le «nuove forme di relazione interpersonale» che vi si stabiliscono, possono «essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l'altro» se però «si fa attenzione ad evitarne i pericoli», quali «il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l'eccessiva esposizione al mondo virtuale». Il monito del Papa, rivolto in particolare ai giovani, è che «nella ricerca di condivisione, di "amicizie", ci si trova di fronte alla sfida dell'essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all'illusione di costruire artificialmente il proprio "profilo" pubblico». Inoltre, «il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita».