Tremonti l'uomo della provvidenza
Nell'ultima settimana Giulio Tremonti è stato costretto in tutti i modi a ribadire la sua sintonia con Silvio Berlusconi. Lui che normalmente preferisce centellinare i suoi interventi pubblici, non ha potuto fare altrimenti. E così, nel pieno della bufera Ruby, è uscito allo scoperto. Emblematiche le parole pronunciate a Bruxelles lo scorso 18 gennaio: «Ho l'onore di rappresentare, l'ho avuto nel passato e lo avrò in futuro, questo governo. Per me è un onore». E appena i giornalisti provarono a ipotizzare un suo futuro da premier la risposta fu altrettanto netta: «Parliamo d'altro». Insomma, il ministro dell'Economia non ci sta a farsi trascinare nella bagarre del dopo-Berlusconi. Anche se è indubbio che il suo nome è in grande ascesa tra i possibili sostituti. Non a caso anche il falco di Fli Italo Bocchino lo inserisce nella terna dei «preferiti»: «Berlusconi si deve dimettere e deve indicare il nome di un esponente della sua maggioranza con il quale andare avanti. Alfano, Letta, Tremonti, dica un nome. Tremonti per noi va benissimo». Ma ciò che potrebbe far pendere l'ago della bilancia a favore del titolare di via XX Settembre non è certo la sponsorizzazione di Bocchino, né il fatto che Walter Veltroni gli abbia riservato un complimento nel suo discorso di ieri al Lingotto. A spingere Giulio verso Palazzo Chigi potrebbe essere, piuttosto, la grande considerazione che il ministro gode Oltretevere. Le ultime vicende hanno «turbato» la gerarchie ecclesiastiche. Ma la Chiesa non ha alcuna intenzione, almeno per ora, di «staccare la spina» al governo. All'orizzonte non si vedono alternative credibili e in questo scenario le elezioni anticipate potrebbero trasformarsi in un boomerang. Meglio aspettare quindi che la situazione evolva cercando di capire se esistono i margini per realizzare quelle leggi che il mondo cattolico ritiene prioritarie (ad esempio quella sul fine vita o il quoziente famigliare). E se Berlusconi sarà costretto a fare un passo indietro, Tremonti sarebbe il successore ideale. Dopotutto, in questi anni, il ministro è diventato un interlocutore privilegiato del Vaticano. Martedì l'Osservatore romano ha pubblicato un suo intervento del 2001 su Giuseppe Toniolo, economista, padre delle Settimane sociali dei cattolici italiani e presto beato. E non è un caso. A novembre dello scorso anno Tremonti venne chiamato a un seminario sulla crisi cui parteciparono oltre 700 persone in gran parte responsabili economici di congregazioni religiose, enti vaticani e grandi diocesi, oltre a cardinali e arcivescovi. Con Giulio il segretario di Stato Tarcisio Bertone e Ettore Gotti Tedeschi che, oltre ad essere presidente dello Ior, è anche consigliere del ministro. Fu lui, ad esempio, ad accompagnarlo quando nel marzo 2010 incontrò Benedetto XVI. Prima di allora Tremonti e il Papa si erano incontrati durante le loro vacanze in montagna, a Lorenzago di Cadore nel 2007, a Bressanone nel 2008. E c'è chi dice che da quegli incontri sia nata una particolare sintonia. Anche sul piano delle analisi economiche e delle possibili soluzioni per la crisi. Dopotutto il titolare di via XX Settembre è uno dei principali estimatori dell'enciclica Caritas in veritate che ha presentato, studiato e che non manca mai di citare nei suoi interventi. Ma la «corrispondenza» tra Vaticano e Tremonti ha anche delle ragioni più «pragmatiche». Nessuno dimentica infatti che fu lui a definire il meccanismo dell'8 per mille. Così come è stato lui a lanciare e perfezionare il 5 per mille che ogni anno distribuisce risorse a migliaia di associazioni non profit, molte delle quali espressione del mondo cattolico. Sempre Giulio, poi, si è impegnato direttamente per risolvere, non senza fatica, un altro problema che ha preoccupato la Chiesa: il taglio dei fondi destinati alle scuole paritarie. A tutto questo si aggiunge il fatto che Tremonti rappresenta «l'anello di congiunzione» tra Pdl e Lega. E questo potrebbe essere fondamentale per salvare un centrodestra che, con l'addio di Berlusconi, rischierebbe l'immediata implosione.