Saviano risponde a Marina. Ma è la solita storia
Marina Berlusconi attacca, Roberto Saviano risponde. L'autore di Gomorra, neo dottore grazie alla laurea Honoris Causa ricevuta dall'Università di Genova, dedica un lungo intervento su Repubblica all'ultimo scontro avuto con la presidente di Mondadori. Quella di sabato, per lui, è stata «una giornata indimenticabile», dedica ai magistrati del pool di Milano compresa. Lo scrittore è ancora in clima di lectio magistralis. Continua a dispensare insegnamenti di Giurisprudenza, approfittando dell'occasione per portare acqua al suo mulino: «Senza racconto non esiste diritto», scrive. Poi, parte il contrattacco: «Marina Berlusconi dichiara che le fa orrore che parlando di diritto si difenda un magistrato. Così facendo avrei rinnegato ciò per cui ho sempre proclamato di battermi - spiega - Forse Marina Berlusconi non conosce la storia della lotta alle mafie, perché difendere magistrati che da anni espongono loro stessi nel contrasto all'imprenditoria criminale del narcotraffico non vuol dire affatto rinnegare». E va bene, d'accordo. Ma perché dedicare la laurea proprio a quei magistrati impegnati nell'inchiesta che vede tra gli indagati Silvio Berlusconi? Saviano è furbo. Tira fuori la solita storia. Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano per lui non sono i pm che da anni «perseguitano» il Cav, ma i magistrati che danno del filo da torcere alla criminalità organizzata, che combattono la sua stessa battaglia: «Orrore mi fa chi sta colpevolmente e coscientemente cercando di delegittimare e isolare coloro che in questi anni hanno contrastato più di ogni altro le mafie». Già. E tutti gli altri? È mai possibile che in tutta Italia, in Sicilia, in Campania o in Calabria non esistano magistrati antimafia che meritino - per il «mestiere di giustizia» (come dice lui) che hanno svolto e svolgono ogni giorno - la dedica della laurea Honoris Causa in Giurisprudenza di Roberto Saviano? Sembra, invece, che «in questa fase storica italiana», per l'autore di Gomorra esistano solo quei tre magistrati: «Accusare Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano - scrive - isolarli, delegittimarli, minacciare punizioni significa inevitabilmente indebolire la forza della magistratura in Italia, vuol dire togliere terreno al diritto, favorire le mafie». Nel lungo intervento, ancora una volta, il nome di Silvio Berlusconi non compare mai. Ma chi, se non lui, nella visione di Saviano, accusa e delegittima i magistrati? Segue un ampio stralcio della lezione tenuta a Genova. Dedica compresa. Non sia mai fosse sfuggita a qualcuno. Messa lì, alla fine del pezzo. Quasi una provocazione. Marina, per il momento, tace. Ma sono bastate le parole di sabato per metter paura agli avversari del Cav. Fli teme sia la vera erede politica del premier: «I fatti ne danno conferma, perché il cipiglio con il quale ieri ha attaccato Roberto Saviano, dimostra che la scuola paterna è stata utile», spiega Nino Lo Presti. «Tale padre, tale figlia. Evidentemente i geni impunitari e anti-legalità si trasmettono come i caratteri somatici», attacca Luigi De Magistris. Gli affondi di finiani e dipietristi, insomma, ci sono già. Che sia proprio Marina l'erede giusta?