Saviano incorona i pm E Marina lo fulmina
Marina Berlusconi non ci sta. Roberto Saviano dedica la laurea honoris causa, ricevuta dall'Università di Genova, ai pm che indagano sul premier e lei lo fulmina. Da quando il padre fa politica di rospi ne ha ingoiati anche troppi. Stavolta reagisce: «Mi fa letteralmente orrore che una persona come lui, che ha sempre dichiarato di voler dedicare ogni sua energia alla battaglia per il rispetto della libertà, della dignità delle persone e della legalità, sia arrivata a calpestare e di conseguenza a rinnegare tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi», sentenzia. L'autore di Gomorra l'ha fatta grossa. «Dedico questa laurea ai magistrati Boccassini, Forno e Sangermano, che stanno vivendo momenti difficili solo per aver fatto il loro mestiere di giustizia. E a mia madre, una ligure. Vedendomi laureato penserà che finalmente ho messo la testa a posto», dice ricevendo il titolo ad honorem di dottore in Giurisprudenza. Data la prima parte della dedica che lo scrittore fa durante la sua lectio magistralis, è facile capire che in realtà, di mettere la testa a posto, proprio non se ne parla. E anche sua madre dovrà farsene una ragione. I magistrati Boccassini, Forno e Sangermano cui fa riferimento l'autore di Gomorra, quelli «che stanno vivendo momenti difficili», sono ovviamente le toghe della procura di Milano e «il loro mestiere di giustizia» è - altrettanto ovviamente - quello di indagare su Silvio Berlusconi per poi consegnarlo alle patrie galere. Insomma, il clima è quello che è, il presidente Napolitano continua a ripetere di evitare «strappi mediatici» e scontri istituzionali e Saviano cosa fa? Ecco pronta una nuova provocazione per riaccendere i riflettori su di sé. «Non si può negare che chiunque oggi decida di prendere una posizione critica verso il potere, verso il governo, sa quello che lo aspetta: delegittimazione e fango», spiega ai ragazzi dell'Università di Genova. Un «meccanismo strano», secondo il protagonista di Vieni via con me, che punta il dito contro «parte dei media», quelli cioè che tentano di «dimostrare che siamo tutti sporchi e, quindi, dobbiamo stare zitti». Quelli che fanno passare il messaggio che «se tu racconti quello che è considerato dai magistrati un mio crimine nelle mie stanze private, io racconto le tue stanze private, racconto il tuo spazio». Lo scrittore non nomina mai il presidente del Consiglio e il caso Ruby (non si pronuncia, ad esempio, sul fatto che Annozero ha rivelato il numero di telefono di Berlusconi, violando i suoi diritty di privacy), ma il riferimento è evidente quando consegna alla platea di studenti e docenti la sua «personalissima dedica». Marina non l'ha gradita. Fin qui, non era mai intervenuta. Al Cav è stato detto di tutto, la sua posizione giudiziaria è stata messa al centro di numerosi processi televisivi e lei è stata zitta. Stavolta, però, la numero uno di Mondadori ha deciso di "scendere in campo", urlando tutto il suo «orrore». L'attacco a Saviano è in realtà uno sfogo ben più grande. Diretto a tutti. «Il "mestiere di giustizia", come lo chiama Saviano, e coloro che sono chiamati a esercitarlo, non dovrebbero avere nulla a che vedere - sottolinea - con la persecuzione personale e il fondamentalismo politico che questa vicenda mette invece tristemente, e con spudorata evidenza, sotto gli occhi di tutti». Di botta e risposta tra lei e Saviano ce ne sono stati tanti. Quando il Cav attaccò Gomorra, La piovra e altre opere, colpevoli - secondo lui - di aver fatto conoscere la realtà della criminalità organizzata anche all'estero, deturpando l'immagine dell'Italia, la presidente di Mondadori - che pure Gomorra lo ha pubblicato - si schierò a fianco del padre: «Mi pare che Saviano non riesca a distinguere tra una libera e legittima critica e una censura. In questo modo è lui stesso ad applicare una censura, non riconoscendo al presidente del Consiglio il diritto di criticare», scrisse in una lettera a Repubblica. Sdegnata la reazione dello scrittore, che cominciò a manifestare dei dubbi sul suo futuro con la casa editrice della famiglia Berlusconi: «È ovvio che dopo l'attacco di Marina Berlusconi per me molto è cambiato», spiegò. A stretto giro di posta, la replica della numero uno di Mondadori che si disse sorpresa della riapertura della polemica e affermò di non aver mai attaccato Saviano: «Gomorra non solo l'ho letto, ma mi è anche piaciuto. E anche se non mi fosse piaciuto, nulla sarebbe cambiato. Perché un editore liberale tiene distinte le sue opinioni dalle scelte della casa editrice». Uno a zero e palla al centro, verrebbe da dire. Così, l'attacco di ieri potrebbe essere interpretato come un secondo round. Ma questa volta è diverso. Marina non ha agito da presidente di Mondadori, ma da figlia.