Per abbatterlo non basta Drive In
La politica si muove su due piani sfalsati. Da un lato abbiamo un governo che dopo la fiducia del 14 dicembre ha portato a casa la riforma dell’università, il sì alla relazione sulla giustizia del 2011 del ministro Angelino Alfano e sta conducendo una trattativa serrata per varare il federalismo fiscale. Dall’altra parte abbiamo un presidente del Consiglio braccato dai pm, un’esalazione continua di verbali e retroscena hardcore che rischiano di farlo saltare. Silvio è in diretta a Rischiatutto e il federalismo sarà la carta decisiva. Intanto le inchieste andranno avanti. I magistrati vogliono regolare subito il conto aperto da diciassette anni con Berlusconi. Nelle carte dell’inchiesta c’è del pecoreccio, va bene per un film un po’ scosciato con le infermiere poppute, ma non per imbastire un processo serio. In realtà una somma di debolezze potrebbe salvare il premier da una caduta rovinosa. Ecco i quattro punti chiave del risiko: 1. nessuno vuole ora il voto anticipato, neppure la Lega; 2. non c’è alcuna alternativa al governo del Cavaliere; 3. in Europa non vogliono che l’Italia cada in una crisi di sistema, sarebbe rischioso per l’Unione; 4. la Chiesa non ha alcun interesse a forzare un regime change che potrebbe portare forze iperlaiciste (Pd e Fini) al governo. In queste condizioni, una crisi può esserci solo se sul capo di Berlusconi si abbatte un diluvio mediatico più serio del «Drive In» smutandato. Ci stanno lavorando.