Racconto semiserio di un'Italia senza Silvio
Silvio Berlusconi è un nome che figura nelle ultime pagine del sussidiario di quinta elementare. Il leader del Pdl che aveva promesso di rendere l'Italia libera da lacci e lacciuoli, una società più liberale e dinamica è stato annientato dal furore giacobino dei poteri conservatori. Fermi tutti. Non è vero. è solo un esercizio di fantapolitica ma Il Tempo vuole regalare ai lettori la classe dirigente che dietro l'angolo affila i coltelli. Ed è pronta a scendere in campo per ridare dignità (loro dicono) all'Italia. Partiamo. Dopo anni nei quali ha impoverito gli italiani con balzelli e tasse, il democristiano d'acciaio Inox, Romano Prodi, è riuscito laddove centinaia di suoi ex colleghi hanno sempre ambito: Il Colle più alto della politica, il Quirinale. Un accordo all'ultimo secondo tra il Fli di Gianfranco Fini, ormai costola del grande partitone della sinistra in Parlamento, e il Pd tenuto saldamente dalla mente raffinata di Massimo D'Alema, ha spianato la strada al Professore. Che ora vigila sorridente sugli eredi diretti del cattocomunismo mai sepolto: Fini e D'Alema, alfieri dell'inciucione, premiati con un vicepremierato ciascuno. E il premier? Il silenzioso Giulio Tremonti siede stabilmente a Palazzo Chigi. I conti pubblici non sono ancora in ordine. E il suo rigore contabile è stato trasferito nelle stanze di due ministeri nati dallo spacchettamento del superdicastero che guidava. Logico, da premier meglio non essere disturbato dal troppo potere di Via XX settembre. Dividi et impera. Detto fatto. Così al Tesoro è arrivato l'ex Domenico Siniscalco, già conoscitore del Palazzo che ha posto come sola condizione il cambio della macchina ministeriale con una fiammante Maserati. Alle Finanze si è invece insediato un uomo che si è immediatamente attaccato alla giugulare dei contribuenti italiani: Vincenzo Visco. Che appena insediato ha proposto la svolta per sanare definitivamente il Paese. Due le iniziative portate in Parlamento nei primi cento giorni: la tassa sull'aria, bocciata per mancanza di adeguati strumenti di misurazione, e la Patrimoniale, sogno probito della gauche italiana. Visco non è stato immune da dissensi espressi dalla sua stessa parte politica. Nel mirino della patrimoniale sono finite infatti anche le tenute vinicole in Toscana e Umbria, gli attici rigorosamente fioriti di gelsomino nei centri storici e gli armadi zeppi di maglioncini di cachemire. Molti ex comunisti hanno protestato considerando la nuova tassa troppo vessatoria nei loro confronti. Per ora il ddl è bloccato. Non manca nel nuovo governo anche il paradigma della giovinezza al potere, Luca Cordero di Montezemolo, che è però arrivato secondo anche nella corsa alla poltrona: si è dovuto accontentare dello Sviluppo Economico. Resta agli Interni il ministro Roberto Maroni premiato per la sua devozione alla causa federalista. L'Italia è ormai divisa sostanzialmente in due parti. Con due ministri ad hoc, Rotondi al Sud, e il tenace Umberto Bossi al ministero della Padania. Bossi è rimasto leader della Lega Nord che si è posta il nuovo obiettivo: la separazione totale dal resto dell'Italia. All'Istruzione c'è Rosy Bindi, la pasionaria ex democristiana, ha ripreso in mano un dicastero che per anni fu feudo della Balena Bianca. L'innovazione governativa sta anche in questo: retromarcia totale. Negli altri ministeri pesanti ci sono Antonio Di Pietro alla Giustizia tornato tra le toghe da cui proveniva. Alla Difesa è rimasto Ignazio La Russa: ha pregato Tremonti di farlo restare tra le stellette e i cacciambombardieri appena ordinati dallo Stato Maggiore. Accontentato. Tra le vere novità del nuovo esecutivo brilla il ministro della Salute: Ignazio Scilipoti, transfuga dall'Idv verso il Pdl ha convocato una nuova conferenza stampa per annunciare il ritorno ai vecchi lidi a patto che nella dicitura del ministero fosse aggiunto anche «dell'agopuntura». Permesso accordato. L'ex Pecoraro Scanio è tornato all'Ambiente, ha stoppato il nucleare, chiuso i rubinetti di gas e petrolio, e ha puntato tutto sulle rinnovabili. Vento e sole a tutta forza. Nelle sere estive, quelle con poca brezza, si sopperisce con pile Duracell. New entry al governo è il rampante Niki Vendola, era partito come candidato premier lo hanno parcheggiato alle Pari Opportunità. Sta facendo bene. A rubargli la scena è l'ex sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Le sue frequentazioni con l'ex premier Berlusconi, sostenitore convinto delle grandi opere, lo hanno portato alle Infrastrutture. Obiettivo: far partire il Ponte sullo Stretto. Last but not the least. Veltroni di ritorno alla Cultura, ma anche...Alemanno all'Agricoltura, Calderoli alla Semplificazione. Rutelli al Turismo al posto della Brambilla andata all'Attuazione del programma. La Rossa, in fondo, è buona per tutte le stagioni.