Quella voglia di eterno Drive In

Splendori e miserie delle cortigiane ai tempi di B. e della televisione. C’è una barzelletta su Paolo Bonaiuti che il presidente Silvio Berlusconi ha raccontato a Filippo Penati  – è citata nel libro Onorevoli risate curato da Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro –, del Partito Democratico, quando quest'ultimo è andato a trovarlo al San Raffaele in seguito alla ferita riportata nell'attentato della statuetta del Duomo, a Milano. «Bonaiuti è seduto al tavolino di un bar all'aperto con un altro uomo. Vede arrivare una bellissima donna e dice al suo amico: «Caspita, che bella donna, me la farei...». E il vicino gli risponde: «Ma quella è mia moglie». E Bonaiuti: «Ah, ma pagando». L'abbiamo citata perché la barzellettistica – passateci il neologismo – assieme all'immaginario televisivo costruito durante gli anni Ottanta ed i primi Novanta – i più laici della storia italiana – è la letteratura che meglio racconta il berlusconismo, al di là della politica e delle inchieste giudiziarie (in cui non entriamo). La commedia umana del potere, dell'amore, della società, della paura della morte, delle miserie e delle grandezze mondane – vecchiaia compresa – narrata dallo scrittore francese Honoré de Balzac in Splendori e miserie delle cortigiane, nel XXI secolo non passa più attraverso una prostituta metropolitana di nome Esther (tra i protagonisti delle vicende balzachiane) bensì attraverso l'immaginario televisivo che scorre in tutte le case, dotato di telecomando per lo zapping.   Per questo persino Giuseppe d'Avanzo, giornalista di Repubblica, più attento al giudiziario che al letterario, ha scritto lunedì in un articolo (firmato assieme a Piero Colaprico): «... l'immaginario erotico di Berlusconi ricorda un altro format: quello della sua tv anni Ottanta. Siamo nella riproduzione di un Drive In ad alto tasso pornografico». Drive In, per i lettori che non lo ricordassero o che fossero troppo giovani per averlo visto, era un varietà degli anni Ottanta, ideato da Antonio Ricci, il babbo anche di Striscia la notizia. Per non farci ingannare dalla memoria, ne prendiamo la descrizione dalla Garzantina su la Televisione curata da Aldo Grasso, critico del Corriere della Sera. «Uno studio gremito di prosperose ragazze fast food, auto e un pubblico giovane dalla risata preconfezionata che fa da sfondo ad una satira spesso pungente e mordace». Nel programma ci sono tra gli altri Ezio Greggio, Enrico Beruschi, Giorgio Faletti, e – per le donne – Carmen Russo, Lory del Santo, Tinì Cansino. «È stato – si legge ancora ne la Televisione – il varietà più popolare e innovativo della Fininvest e di tutti gli anni '80». Sono gli anni in cui il corpo femminile irrompe sullo schermo, spazzando via quel pudore democristiano che ancora circolava negli anni Settanta. Non a caso, nella seconda metà degli anni Ottanta, su Italia 7 andrà in onda Colpo grosso, il primo sexy - gioco della tv italiana a livello nazionale. Un programma – condotto da Umberto Smaila – a base di spogliarelli e battute sapide: studentesse e casalinghe faranno la fila per partecipare e – si legge ne la Televisione – «provare il brivido di un trasgressivo quanto casereccio strip in diretta». Ognuno di noi, insomma, è figlio del proprio tempo e Berlusconi lo è del suo. Un uomo ed un leader politico di 74 anni che vorrebbe restare eternamente giovane, seducente, magari tornando dentro quell'immaginario degli anni Ottanta che lui stesso ha contribuito a costruire con le proprie televisioni. Per questo – non entrando negli aspetti giudiziari di cui si occuperanno i magistrati – Silvio Berlusconi ci appare come un personaggio letterario, nel bene e nel male. Giudicarlo non spetta a noi, raccontarne il costume sì, perché lui nell'Italia del 2011 è parte dell'esprit du temps, lo spirito dei tempi.   Carlo Freccero, uno dei più geniali facitori di televisione in Italia, Canale 5 poi direttore di Italia Uno e di Rete 4 negli anni Ottanta, di Raidue tra il 1996 e il 2002 e di Rai 4 oggi, ha detto di recente – ospite all'Infedele di Gad Lerner, su La7 – che il caso Ruby, con la telefonata alla Questura, «interrompe la fiction scritta, prodotta e interpretata con successo per vent'anni da Silvio Berlusconi». Fiction, finzione, nel passato, senza prestiti dall'inglese, si sarebbe scritto letteratura. Scriveva Balzac, narrando la commedia umana: «Nessuno osa dire addio ad un'abitudine. Molti suicidi si son fermati sulla soglia della morte per il ricordo del caffè dove andavano tutte le sere a fare la loro partita a domino». Il ricordo, forse, della giovinezza.