Berlusconi si chiude nel bunker e prepara la guerra con Milano
Si chiude nel bunker, mette l’elmetto e si prepara alla battaglia. Allo scontro totale. Alla guerra. Silvio Berlusconi si mostra tranquillo e sereno. Ironizza sul caso che lo vede coinvolto. Addirittura si mette a scherzare con i suoi interlocutori. Al telefono, per esempio, mentre parlava seriamente dell'ultima inchiesta contro di lui, si è messo ad alzare la voce: «No, Ruby. Non fare così. Lasciami stare, non fare quelle cose». Come se la ragazza tunisina fosse in quel momento nella sua stanza. Con i suoi deputati la butta a ridere: «Dicono che sono stato con 24 donne contemporaneamente, non sono mica Superman». Suona la carica. Chiama le ministre e le donne del Pdl chiedendo di sostenerlo (scende in campo anche Mara Carfagna: «Per mia esperienza personale quello che leggo sui giornali è molto lontano dal modo in cui ho conosciuto Silvio Berlusconi, è sempre stato nei miei riguardi molto rispettoso, non si è mai fatto notare se non per qualche complimento più che galante»). Sente che sia oggetto di una violenza, che i magistrati vogliono farlo fuori. Prepara la controffensiva, c'è chi ha preparato dossier sulla pm Boccassini. Non ha paura dei contraccolpi, la sua sondaggista ha avviato le prime indagini ma i risultati si avranno soltanto stasera o domani. Indagini a tutto campo: se gli italiani vogliono che il governo vada avanti, con quali priorità e finanche se vogliono un nuovo leader del centrodestra. Ma Alessandra Ghisleri avverte: «Non ci saranno scossoni. A me pare che gli italiani vorrebbero più che le forze dell'ordine venissero dispiegate in altro modo. E si rendono conto che per ottenere i dati dei telefonini gli investigatori che stanno sul caso Yara ci hanno messo alcuni giorni, per Berlusconi qualche ora. Più violento l'attacco contro di lui più Berlusconi sale nei sondaggi: storicamente è sempre accaduto così». Forte di questo quadro, il Cavaliere si presenta a sera dai deputati del Pdl della giunta per le autorizzazioni e ai giornalisti che lo attendono fuori dagli uffici, attacca: «Io dimettermi? Ma siete matti». Poi nelle sale del Pdl si lascia andare: «Non ho fatto nulla di male, non ho commesso reati, vado avanti per la mia strada. È scandaloso che si assista ad uno spionaggio continuo. Se avessi fatto festini con 24 ragazze sarei meglio di Superman...». Quindi illustra la sua linea difensiva: «I miei avvocati mi hanno detto che non essendo Milano il tribunale competente non è logico che io vada». Entra nel merito: «La concussione non esiste perché il concusso non ha detto di definirsi tale». E ribadisce quanto già detto in questi giorni: «È un caso mediatico più che giudiziario, che ha la sola finalità di portare scandalo». Di nuovo davanti ai taccuini, afferma: durante la riunione con i parlamentari del Pdl c'è stata «la totale condivisione sulla gravissima violazione della legge e i principi costituzionali. Violazione commessa dalla Procura di Milano». «C'è la volontà della procura di Milano di dare un colpo alla credibilità del presidente del Consiglio che evidentemente considerano un ostacolo da eliminare se si vuole che la sinistra torni al potere». Infine detta la linea: sarà «l'intervento del Parlamento che toglierà alla procura di Milano il caso e lo farà trasferire al Tribunale dei ministri». Maurizio Paniz, capogruppo Pdl in giunta, premette: «Ci sono errori in quella richiesta. I pm chiedono il rito immediato per prove schiaccianti ma dicono che hanno bisogno di fare quella perquisizione. La concussione è reato da pubblici ufficiali, Berlusconi è premier e dunque va tutto al tribunale dei Ministri». Il Cav sottolinea: «Caso mai ci sarà qualcun altro che dovrà pensarci, non certamente io. Io sono la persona offesa e credo che con me sia stata offesa la democrazia perché son cose che in uno stato democratico non si possono concepire». Fa sapere di essere rimasto fortemente colpito dalla morte di un alpino in Afghanistan e mostra tutti i suoi dubbi: «Ci chiediamo se serve restare. Comunque - aggiunge il premier - serve una strategia per i nostri soldati. Stiamo addestrando le forze di polizia e speriamo che presto il governo afghano possa garantire la sicurezza del Paese».