Arriva il sostegno di Bossi: "I giudici l'hanno massacrato"
«L’hanno massacrato». L’Umberto non ci ha girato intorno e, nel tipico stile leghista, è stato chiaro. Poche parole che, tuttavia, lanciano un messaggio netto a tutto il mondo della politica: il Carroccio non scarica il premier. Anzi. Dopo giorni di silenzio è proprio Silvio Berlusconi a incassare oggi l'appoggio pieno del suo fedelissimo amico Umberto Bossi che, per la prima volta, attacca la magistratura. «L'hanno massacrato» è il suo sfogo quando alcuni cronisti gli hanno chiesto di commentare il videomessaggio di ieri del Cav. E aggiunge: «Non si è mai sentito un presidente del Consiglio massacrato in quel modo». Il Senatùr così torna a mettere a tacere tutte quelle malelingue che volevano la Lega pronta a staccare la spina all'esecutivo. Un'ipotesi ventilata da più parti ma della quale si erano fatti promotori anche alcuni esponenti del Carroccio che, spinti da una base elettorale sempre più critica nei confronti del premier, avrebbero preferito tornare a votare nella speranza di strappare ulteriori consensi al partito del Cav. E invece no. Bossi vuole a tutti i costi portare a casa il federalismo. Una partita troppo importante per il partito del Sole delle Alpi perché possa rischiare di rimanere solo nei cassetti polverosi del Parlamento. Così, proprio con l'intento di pianificare una strategia che permetta alla maggioranza di ottenere il via libera agli ultimi cinque decreti attuativi sul federalismo, ieri sera i dirigenti della Lega sono stati invitati a Palazzo Grazioli. Un vertice al quale hanno partecipato il leader Umberto Bossi, Roberto Maroni, i capigruppo Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, i governatori Roberto Cota (Piemonte) e Luca Zaia (Veneto), la vicepresidente del Senato, Rosi Mauro e il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli. Ed è proprio questo l'uomo chiave del Carroccio per quanto riguarda la battaglia sul federalismo dato che, proprio ieri, è riuscito ad aggiungere un ulteriore tassello alla sua difficile opera di mediazione tra maggioranza e opposizione nella speranza di vedere il federalismo diventare presto effettivo. Una battaglia difficile che, dopo le ultime rivelazioni sulla scandalo Ruby e le continue richieste di dimissioni che arrivano da Pd, Idv e Terzo Polo nei confronti del premier, sembra diventare sempre più complicata. Eppure, nonostante le difficoltà, Bossi è tornato a fare un passo indietro. Niente elezioni. Niente voto anticipato a patto però che tutta la maggioranza garantisca alla Lega la certezza di ottenere il federalismo. Altrimenti, ed è Calderoli a ribadirlo, «la lega staccherà la spina».