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Quei bacchettoni feroci e senza fede

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È da un pezzo che viviamo immersi in un fetido intruglio di ferocia e sentimentalismo, crudeltà e buonismo, perfidia e melensaggine. Del resto il tratto principale dello spirito del nostro tempo potrebb'essere proprio la sua inesauribile capacità di alternare e mescolare in modi sempre più inverecondi, nei suoi diversi menu, tutte le possibili forme dell'umana fasullaggine. Questa sua vocazione falsaria il genio del nostro tempo la sta oggi esprimendo, ovviamente, un po' dappertutto nel mondo, producendo ovunque effetti più o meno devastanti, ma in nessun altro Paese della terra questi effetti sono forse orripilanti come quelli che si registrano oggi nel nostro. In nessun altro luogo del pianeta è infatti possibile assistere, oggi, a uno spettacolo ributtante come il trescone persecutorio che da ormai tre lustri sta infuriando, in forme sempre più micidiali, intorno a un uomo che agli occhi dei suoi linciatori ha fin troppo manifestamente la sola colpa di essere un geniale e lieto beniamino della vita. Ma quale sarà mai la vera radice di quella passione letale che è l'inestinguibile odio che corrode e divora l'anima di questi poveri ossessi, istigandoli a tornare senza posa a sfregiare, con il loro dissennato accanimento politico, mediatico e giudiziario, l'immagine stessa del nostro Paese nel mondo? Non basta parlare d'invidia. Non basta parlare di rabbia. Non basta parlare di rancore e di volontà di vendetta. Occorre parlare anche di disperazione e di empietà. Nonché, anzi forse soprattutto, di feroce bacchettoneria. Questi boriosi sbandieratori di questioni etiche e morali sono infatti in primo luogo dei disperati bacchettoni. Bacchettoni – va da sé – senza fede, senza nessuna fede, salvo, naturalmente, quella che essi hanno nella loro buffa pretesa di essere, nonostante tutte le severe bocciature impartite loro dalla storia, la crème spirituale del paese, se non del mondo. Nulla di più ridicolo. Eppure proprio in questa bacchettoneria senza fede è racchiuso forse tutto il sugo di quella micidiale ideologia, sopravvissuta al crollo delle sue sorelle e cuginette comuniste e nazifasciste, che è la superstizione laicista. La quale in effetti consiste appunto nell'illusione di poter recidere ogni legame fra l'etica e il sacro, la morale e il sentimento religioso, l'Europa e le sue radici cristiane, il senso della giustizia e quello della giustizia divina. Illusione ormai confutata dagli effetti micidiali che ha prodotto negli ultimi due secoli, e tuttavia ancora oggi capace, da noi, di produrre sciami di demoni assolutamente identici a quelli così descritti da Nietzsche nella sua «Genealogia della morale»; «Noi soltanto siamo i buoni, i giusti - dicono costoro, - noi soltanto siamo gli uomini di buona volontà». Si aggirano tra noi come rimproveri viventi. Oh, quanto costoro sono pronti, in fondo, a far espiare! Quanta è la loro sete di diventare carnefici! Pullulano tra loro i bramosi di vendetta travestiti da giudici, che hanno sempre in bocca una bava avvelenata, sempre con una smorfia sulle labbra, sempre pronti a sputare su tutto quanto non ha l'aria scontenta e va di buon animo per la sua strada. Fra costoro non manca neppure quella nauseabonda genia di vanitosi, aborti di menzogna, che mirano a fare da «anime belle», e a esibire sul mercato, avvolta in versi e in altri pannolini, la loro malconcia «sensualità come purità di cuore: la genia degli onanisti morali».  

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