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Hanno fatto un sogno: Berlusconi in galera

Pierluigi Bersani

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Lo hanno già processato, giudicato e mandato in galera. Deciso il reato, scritto la sentenza, anticipato le mosse degli avvocati difensori. Per la sinistra l'indagato Silvio Berlusconi è colpevole. Punto. Senza che ancora si sappia cosa hanno veramente in mano i magistrati che lo accusano. Senza neppure aver letto una riga di quelle circa 300 pagine di verbali inviate dal pool milanese alla Giunta per le autorizzazioni della Camera e che solo oggi verranno rese note. Senza che ancora si sia svolta una sola udienza del processo in cui è accusato di sfruttamento della prostituzione minorile e di concussione. Per il centrosinistra e per i quotidiani vicini al centrosinistra il premier è già in carcere. Il verdetto scontato, il processo una scontata formalità. In galera perché l'accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile è uno di quei reati che proprio il governo Berlusconi ha escluso dai benefici carcerari perché considerato di «particolare pericolosità sociale». Ieri Giuseppe D'Avanzo, in un lungo articolo su La Repubblica in cui racconta quello che sarebbe avvenuto nelle feste nella villa di Arcore, scrive così: «Anche se dovesse essere condannato (per dire) a una settimana di reclusione, a due giorni di carcere, nessun cavillo o prodigalità potrebbe impedire che quella settimana, quei due giorni, Silvio Berlusconi li sconti davvero. Lo dice – e la Procura milanese lo sa bene – l'articolo 4 bis del nuovo ordinamento penitenziario».   E se Repubblica anticipa quella che potrebbe essere la sentenza dei giudici milanesi, gli esponenti del centrosinistra non si fanno certo pregare per chiedere che Berlusconi venga cacciato dal governo. Del resto il rancore della sinistra nei confronti del Cav è vecchio, vecchissimo. Nel '94, anno in cui decise di candidarsi per la prima volta, Massimo D'Alema gli augurò un destino da pezzente: «Finirà sui cartoni a chiedere l'elemosina». La storia è andata in maniera un po' diversa ma il «vizietto» del centrosinistra è rimasto sempre lo stesso. E nel centrodestra hanno imparato a conoscerlo bene: «Sono incapaci di vincere le elezioni – è la spiegazione – e allora vogliono abbattere il governo utilizzando la magistratura». Così mentre il terzo Polo gongola ma tace, nel centrosinistra si fa a gara a chi lo attacca di più. Il più duro è il leader di Sel Nichi Vendola: «Un presidente del Consiglio indagato per prostituzione minorile è una vergogna planetaria. Dovrebbe essere cacciato perché ci vuole un atto di decoro in questo Paese. Siamo stanchi di sentir parlare delle vicende private di un premier cacciatore alla ricerca di docili prede». Per Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, si tratta di uno «spettacolo imbarazzante e desolante» nel quale c'è stata «una aggressione vergognosa ai Pm» e inoltre il premier «evidentemente pensa che gli Italiani siano imbecilli» perché viene «negata l'evidenza». E Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc-Se, chiede addirittura l'intervento del Presidente della Repubblica «se Berlusconi scegliesse di non presentarsi dai magistrati». Chiude il «rosario» del centrosinistra il capogruppo dell'Idv al Senato Felice Belisario: «Berlusconi sta coprendo se stesso di ridicolo e di vergogna, ma ciò che è più grave è che essendo il capo del governo sta irrimediabilmente danneggiando il Paese e ne sta screditando l'immagine nel mondo. Il vero fango è quello che getta lui sull'Italia con le sue squallide vicende personali e le sue gravi vicende giudiziarie». «Ormai ha l'età per la pensione – è la conclusione – tolga il disturbo, vada a casa e risponda di quanto gli viene contestato». Intanto proprio in queste ore gli avvocati del premier stanno decidendo la linea difensiva. Ufficialmente «non è ancora stato deciso» se Berlusconi si presenterà o meno dai pm di Milano che l'hanno convocato per il prossimo fine settimana anche se l'orientamento sarebbe quello di evitare, al momento, un interrogatorio. Una delle ipotesi della difesa è che presenti un legittimo impedimento per il 21, il 22 e il 23 gennaio le tre date alternative indicate dai procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Piero Forno e dal pm Antonio Sangermano nell'atto di convocazione. In questo modo, pare di capire, si guadagnerebbe il tempo necessario per mettere a punto la strategia per togliere il procedimento alla magistratura milanese in quanto - secondo il premier ed i suoi difensori - non avrebbe la competenza funzionale.  

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