Berlusconi indagato L'accusa: sesso con minore
Per la serie «giustizia ad orologeria» è andata in onda ieri l'ennesima puntata sull'eccezionale tempismo delle toghe politicizzate pronte a trascinare Silvio Berlusconi in Tribunale. Protagonisti dell'episodio tre magistrati della Procura di Milano i quali, ancora prima che la Corte Costituzionale riuscisse a depositare i motivi per i quali è stato deciso di bocciare alcuni articoli del legittimo impedimento, hanno pensato di scatenare una nuova, pesante offensiva contro il premier. E così i procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno, ai quali si affiancherà il pubblico ministero Antonio Sangermano, hanno fatto scattare una serie di avvisi di garanzia che riportano in auge il caso di «Ruby Rubacuori», la giovane marocchina che partecipò ad alcune feste nella villa del presidente del Consiglio. Un caso che, secondo quanto ha comunicato la Procura, vedrebbe il premier indagato per le ipotesi di reato di «concussione» e di «prostituzione minorile» e per i quali Berlusconi è stato invitato a comparire per l'interrogatorio in un giorno a sua scelta tra il 21 e il 23 gennaio. Ma la Procura di Milano si è spinta oltre e ha anticipato che a chiederà il processo con rito immediato in quanto ricorrerebbero per il premier sia le condizioni temporali - non sono trascorsi 90 giorni dall'iscrizione nel registro degli indagati - sia evidenze della prova sufficienti per inoltrare al gip una richiesta di questo tipo. Secondo la contestazione d'accusa, il presidente del Consiglio, allo scopo di occultare di essere stato cliente di una prostituta minorenne in numerosi week-end ad Arcore, la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, avrebbe abusato della propria qualità di primo ministro per indurre i funzionari della Questura di Milano ad affidare indebitamente l'allora 17enne marocchina Karima «Ruby» El Mahroug, scappata da una comunità per minori, alla consigliera regionale lombarda Pdl Nicole Minetti. Consigliera che ieri si è vista perquisire l'ufficio dalla Polizia e che è stata inserita nell'elenco degli indagati per favoreggiamento della prostituzione sia adulta sia minorile. Nella stessa inchiesta, oltre alla Minetti e al premier, sono indagati anche il direttore del Tg4 Emilio Fede e l'agente di spettacolo Lele Mora. Per loro, come per la Minetti, non sarà richiesto il rito immediato in quanto iscritti nel registro degli indagati da più di tre mesi. Tutti e tre sono accusati di aver indotto alla prostituzione Ruby tra il febbraio e il maggio dello scorso anno. Inoltre, stando alle accuse, sia Mora che Fede (ai due stamani è stata notificata un'avviso di garanzia) avrebbero gestito anche un giro di prostitute maggiorenni. E così a conclusione di una giornata caratterizzata da perquisizioni in lungo e in largo (è stata controllata la casa di Ruby a Genova ed è stato tentato di perquisire anche quella di Giuseppe Spinelli, fedele amministratore del «portafoglio» familiare di Berlusconi, il quale però si è opposto) e da interrogatori in questura di alcune altre ragazze che avrebbero partecipato alle feste organizzate dal premier come la stessa Minetti, la giovane brasiliana che ospitò Ruby e l'ex meteorina Alessandra Sorcinelli, sono scesi in campo i difensori del premier Piero Longo e Niccolò Ghedini. «La nuova indagine nei confronti del presidente del Consiglio da parte della Procura di Milano appare talmente assurda ed infondata in fatto ed in diritto che non meriterebbe commento alcuno. Si deve però osservare che le ipotesi prospettate sono già state ampiamente smentite da tutti i testimoni e dai diretti protagonisti». Una dichiarazione congiunta, forse concordata a Palazzo Grazioli dopo una lunga riunione con Berlusconi, gli avvocati denunciano come tutta la vicenda oltre ad essere «più mediatica che processuale», sia espressione di «una gravissima intromissione nella vita privata del presidente del Consiglio che non ha precedenti nella storia giudiziaria del Paese e che dimostra la insostenibile situazione dei rapporti con una certa parte della magistratura». Poi, nello specifico dell'inchiesta, i difensori di Berlusconi hanno smentito che il premier abbia avuto rapporti sessuali con Ruby. Un fatto, come spiegano Longo e Ghedini, «destituito di ogni fondamento. Come risulta dalle stesse dichiarazioni della ragazza e dalle puntuali indagini difensive svolte in merito sulla vicenda». Infine gli avvocati del premier hanno sollevato dubbi sul fatto che la competenza del processo non sarebbe del tribunale di Milano, bensì, «per quanto concerne l'ipotizzata concussione, dallo stesso capo di incolpazione si evince che, la competenza funzionale è pacificamente del Tribunale dei ministri mentre (...) la competenza territoriale proprio dal capo di incolpazione è da individuarsi presso il Tribunale di Monza».