Un ex Bankitalia per il Campidoglio

L'esperienzaper gestire un bilancio complesso, anzi complicato da anni di gestione poco rispettosa dei principi contabili, non gli manca. Carmine Lamanda, quasi sconosciuto al grande pubblico, è uomo che ha passato la sua vita professionale a occuparsi di economia, banche e numeri. Nasce a Salerno nel 1941, ma la sua formazione giovanile si svolge in gran parte in terra d'Abruzzo. Il padre, cancelliere in Tribunale viene trasferito a Ortona in provincia di Chieti e a Pescara prende la maturità classica. Con il titolo in tasca Lamanda segue le orme del padre: vince il concorso per la carriera di cancelliere e la sua prima sede di lavoro è Perugia. Lì affiancando lo studio al lavoro si laurea in Giurisprudenza. Ed a quel punto, alla fine degli anni '60, che tenta con successo la carriera nella Banca d'Italia. Muove i primi passi nella filiale di Teramo poi è chiamato a Roma, nella sede centrale. La carriera a Palazzo Koch comincia nel settore della Vigilanza del sistema creditizio. Consolidata la sua esperienza nei controlli bancari, è incaricato dal Governatore Paolo Baffi e, successivamente, dal Governatore Carlo Azeglio Ciampi di ridisegnare la normativa relativa al settore del credito. In questa veste, Lamanda lavora a stretto contatto con l'allora ministro del Tesoro Giuliano Amato partecipando alla riforma della banca pubblica mentre, nel 1993, collabora alla definizione del Nuovo Testo Unico Bancario, approvato dal Governo Ciampi. Testi legislativi che consentiranno l'ammodernamento di un sistema bancario che fino agli anni '90 si presentava come una «foresta pietrificata». E che di fatto chiudono l'era delle Banche di interesse nazionale, le cosiddette Bin, a vantaggio di istituti di credito che agiscono come società per azioni sul mercato. Un altro passaggio fondamentale arriva nel 1994. Lamanda è distaccato presso il Ministero del Tesoro dove Lamberto Dini, gli conferisce l'incarico di Capo di Gabinetto. Poi nel 1997, il ritorno nell'alveo bancario. Il presidente Cesare Geronzi lo incarica di seguire le strategie del Gruppo Capitalia e con Giorgio Brambilla, all'epoca ad, la ristrutturazione dei costi. Dal 2002 ha ricoperto l'incarico di condirettore denerale di Capitalia. Ed è con questo ruolo che gestisce la delicata fusione del gruppo bancario romano con la Unicredit allora guidata da Alessandro Profumo. A Piazza Cordusio nel 2007 è nominato vice presidente. Da ieri la nuova sfida: il controllo e la supervisione di un bilancio che vale quanto quello di una grande impresa italiana.