Sì al referendum sullo scudo al Cav
Il Cavaliere rischia di rimanere senza «scudo». Per ora sono solo indiscrezioni ma, da quando ieri la Corte Costituzionale ha deciso di dichiarare ammissibile il referendum promosso dall'Italia dei Valori per l'abolizione totale della legge che metterebbe al riparo il premier Berlusconi dalla ripresa dei tre processi a suo carico (Mills, Mediaset e Mediatrade), il destino del Legittimo impedimento sembra ormai segnato. Il verdetto finale dovrebbe arrivare nella giornata di oggi ma il fatto che sia la stessa Corte Costituzionale a prendere la decisione fa presumere che l'intenzione della maggioranza dei membri della Consulta (sarebbero già 8 su 15) sia quella di far decadere la norma salva-premier. E proprio su questa decisione dipenderanno anche le sorti del referendum abrogativo. Infatti, ad ora, si prospettano nei confronti della consultazione popolare tre possibili scenari: se i 15 giudici dovessero accogliere i ricorsi del tribunale di Milano, davanti al quale Berlusconi è imputato in tre processi, sulla incostituzionalità della legge, questa sarà cancellata dall'ordinamento, rendendo inutile il referendum. Nel caso invece i giudici optassero per una sentenza interpretativa di rigetto oppure di un verdetto di inamissibilità o infondatezza dei ricorsi gli italiani sarebbero chiamati ad esprimersi sul quesito referendario abrogativo in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Il voto sarebbe in forse qualora la Consulta bocciasse lo «scudo» solo in parte. In questo caso spetterebbe all'Ufficio centrale della Cassazione valutare se sussista ancora l'interesse alla consultazione referendaria. Un'ipotesi, quest'ultima definita un «pasticcio» dal costituzionalista Alessandro Pace che ha rappresentato le istanze dell'Idv dinanzi alla Consulta dato che Antonio Di Pietro avrebbe già sollevato il problema di un possibile conflitto di attribuzione se la Cassazione dovesse stoppare il referendum. Intanto, mentre i giudici della Corte Costituzionale si stanno preparando ad affrontare un'altra giornata delicata, la politica scende in campo. Ed è proprio Di Pietro a esultare: «A questo punto si avvicina per Berlusconi la resa dei conti con la giustizia, che sarà inevitabile e inesorabile perché così deve essere. Quella legge è illegittima e contraria al buon senso». Poi riferendosi alla possibilità che la Consulta possa approvare comunque una parte della legge tuona: «La nostra proposta di referendum prevede la bocciatura totale di tutti gli articoli e perfino del titolo della legge sul Legittimo impedimento per cui, anche se la Consulta dovesse salvare qualcosa della legge, anche solo una virgola, non si potrà che arrivare al referendum». Decisamente più pacato il commento del capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Prendiamo atto della decisione della Consulta e siamo pronti ad affrontare con serenità il confronto politico e quello referendario». Se la politica, però, sembra tenere un atteggiamento attendista analizzando, passo passo, gli sviluppi della vicenda, i movimenti antiberlusconiani annunciano di voler comunque scendere in piazza. Oggi infatti è proprio il Popolo Viola ad organizzare un presidio a Roma vicino alla sede del palazzo della Corte Costituzionale proprio quando i giudici saranno impegnati a prendere una decisione sullo «scudo». «Saremo lì - si legge sul sito del Popolo Viola - pronti a festeggiare nel caso finalmente si decida che il principio "La legge è uguale per tutti" valga anche per Berlusconi». Infine, tralasciando il legittimo impedimento, va sottolineato che la Consulta ha dato via libera anche a due dei quattro referendum, proposti dall'Idv e dal Comitato Sì all'acqua pubblica, contro la privatizzazione dell'acqua e a uno sul nucleare. Sono stati invece rigettati quello per abrogare parte del decreto Ronchi-Fitto e quello per cancellare le norme del governo Prodi sulle procedure di affidamento delle risorse idriche.