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Catena di smontaggio

L'ad di Fiat Sergio Marchionne

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«Ai lavoratori di Mirafiori dico di avere fiducia nel futuro e in loro stessi. Niente altro». A poche ore dall'avvio del referendum sull'accordo di Mirafiori, l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne da Detroit, dove si trova per partecipare alla Deutsche Bank Global Automotive Conference, manda un messaggio chiaro agli operai che da stasera saranno impegnati al voto. Il manager dopo giorni di toni duri e accusato per questo di essere contro i lavoratori, ieri ha usato parole più concilianti. Ha ribadito che quell'accordo è una strada obbligata, che «il mondo è cambiato dopo la recente crisi economico-finanziaria e chi non sarà in grado di adeguarsi alle esigenze della nuova era è destinato a soccombere». Questo vuol dire che «l'immobilismo conduce al fallimento». La più forte eredità della crisi - ha osservato Marchionne - «è di aver costretto ogni parte del sistema, industriale, economico e in parte perfino politico, su un sentiero di riforma e rinnovamento. Nessuna parte del sistema può permettersi pratiche improntate allo spreco perché la nuova era richiede selettività, rigore e austerità». A Detroit Marchionne ha ricevuto l'ennesimo riconoscimento dal potente sindacato dell'auto, lo Uaw. Il leader Bob King ha sottolineato che il sindacato «crede molto in Marchionne e c'è voglia di collaborare su obiettivi comuni». E come il manager, King ha insistito sulla necessità del cambiamento perché «il mondo sta cambiando». Forte di questo plauso, l'ad della Fiat che ha abbracciato calorosamente il sindacalista americano, ha chiamato in causa la Fiom dicendo che sarebbe bello «avere con Landini lo stesso rapporto che ho con Bob King. Bisognerebbe condividere il futuro con le parti sociali e noi ci abbiamo provato». Marchionne ha quindi smentito le indiscrezioni stampa che danno per imminente la vendita dell'Alfa Romeo alla Wolkswagen. Il supermanager ha poi spiegato che grazie all'intenso programma di nuovi lanci sul mercato, Chrysler continuerà a crescere nel 2011 «sia come volumi di vendita e sia come quota».   Ha ricordato che il break even di Chrysler è previsto nel 2011 e che le vendite sono state pari a 1,6 milioni di unità lo scorso anno. Il manager italo-canadese ha anche confermato i target Chrysler per il 2010 che sono già stati rivisti al rialzo, ribadendo che il cash flow generato dalla casa americana sarà quest'anno di 500 milioni di dollari. Marchionne ha insistito molto sul rapporto di complementarietà con Chrysler definendo la casa automobilistica americana «un compagno di vita». «Non si tratta di un incontro casuale tra due estranei di passaggio o tra due curiosi turisti - ha affermato - perché sta avvenenendo qualcosa di molto più profondo. I frutti della nostra alleanza vanno ben oltre le semplici opportunità di business che sono state create. Fiat e Chrysler stanno perseguendo una integrazione culturale basata sul rispetto reciproco e sull'umiltà». Questo significa che «non c'è spazio per nazionalismi o arroganza. È un'integrazione basata sulla reciproca volontà di imparare l'uno dall'altro, ascoltando, scambiandosi idee ed espandendo gli orizzonti». King, sottobraccio a Marchionne, ha ricordato i momenti difficili di Chrysler quando «l'impianto di Sterling Heights era praticamente morto mentre ora si è ripreso». E questo, grazie a Marchionne, dice fuori dai denti. «Non avremmo potuto trovare una persona migliore di lui, ha assunto le posizioni giuste ed è questo che i lavoratori chiedono».  

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