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La Fiat «investe» i Democratici

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.I lavoratori devono sapere che c'è un partito che ha un'idea precisa soprattutto in un momento come questo di divisione sindacale». In effetti non sarebbe male conoscere qual è «l'idea precisa» dei Democratici su ciò che sta accadendo a Mirafiori. Se ne è accorta anche Famiglia Cristiana che, pur non risparmiando una stoccata al premier che «in questi giorni cruciali non trova di meglio che attaccare ancora una volta la magistratura», punta il dito contro il principale partito di opposizione e scrive: «Il referendum ha prodotto sul Pd e sul Centrosinistra la solita afasia o il solito concerto stonato di voci discordanti (a parte qualche presenza di fondo puramente strumentale ai cancelli di Mirafiori), con una sostanziale presa di distanza da parte di quello che ha ereditato tra l'altro le radici del "partito dei lavoratori" di Berlinguer». E la memoria vola veloce al 1980 quando l'allora segretario del Pci si presentò ai cancelli Fiat nel corso dei 35 giorni di sciopero che bloccarono lo stabilimento di Mirafiori. Ieri, davanti a quei cancelli, c'era Nichi Vendola. ChE avrà anche «strumentalizzato» la protesta a proprio uso e consumo come sostiene Famiglia Cristiana, ma che ha comunque mostrato chiaramente da che parte sta. I Democratici, invece, hanno preferito rimanere a casa. E il motivo è semplice: non sanno da che parte stare. Pier Luigi Bersani e il responsabile Economico del partito Stefano Fassina, incontrando la Fiom, si sono limitati a spiegare che, qualunque sarà il risultato del referendum, andrà riconosciuto. Massimo D'Alema, parlando ad Otto e mezzo, ha usato una formula illuminante: «Io non sto né con la Fiom né con Marchionne. Non è questo il compito di un partito politico». Di tutt'altro parere il sindaco di Firenze Matteo Renzi: «Non ho la verità in tasca. Ma più che con la Fiom sto con il governo Obama che scommette e investe sulla sfida di Marchionne. Reazionario come Barack?» Per tutta risposta, sul sito di Gad Lerner, c'è chi paragona il primo cittadino toscano a Lando Conti, il sindaco di Firenze ucciso dalle Br. E il giornalista gli esprime «massima solidarietà». Ma Renzi deve anche incassare la frattura dai suoi «rottamatori» che, nella contro-direzione convocata per ieri sera al Caffè Letterario di Roma, bocciano nettamente Sergio Marchionne e la sua proposta. Poco male, Trecentossessanta, l'associazione del vicesegretario del Pd Enrico Letta, non ha dubbi: «Nel caso della vertenza Fiat di Mirafiori noi auspichiamo un vittoria del sì». E se Giuseppe Fioroni si schiera con Fim e Uilm che hanno deciso di firmare l'accordo, Paolo Gentiloni ricorda che, quando nacque, il Pd aveva come riferimento tutti i sindacati confederali «mentre ora la segreteria ha scelto una linea privilegiata con la Cgil». Insomma altro che «idea precisa», i Democratici sono in pieno stato confusionale. Ed è sicuro che oggi, durante la direzione nazionale, Bersani dovrà affrontare e risolvere il problema. Un tempo Sergio Marchionne veniva descritto come il «Papa straniero» in grado di riconsegnare il Paese nella mani del centrosinistra. Alla fine l'ad di Fiat ha «investito» il centrosinistra.

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