Gianni non molla e si prende il Pdl
Renata prepara il "suo" partito
Una giornata lunga e frenetica quella del sindaco Alemanno che, all'indomani della decisione choc di azzerare la giunta di Roma Capitale, è trascorsa tra una riunione e l'altra. Prima con i vertici locali del Pdl e con i delegati alle «consultazioni» poi con tutti i consiglieri della maggioranza capitolina. Il confronto insomma è a tutto campo e mette il partito in prima linea. Non si tratta di nomi o di correnti, così come non si tratta soltanto di ridefinire i traguardi da raggiungere entro il 2013. In ballo c'è molto di più. Nell'azzeramento delle deleghe di assessori e consiglieri e nell'annunciata «fase 2» del governo capitolino, l'obiettivo è squisitamente politico e corre su più binari. Il partito innanzitutto. Alemanno sempre più protagonista nel futuro di una struttura strategica e organizzativa che va completamente ridisegnata dal basso verso l'alto. Un vuoto politico che il sindaco sta pagando sulla propria pelle perché si ritrova, suo malgrado, a coprire anche quelle carenze di presenza e coordinamento territoriale che soltanto un partito strutturato può avere e dunque sostenere l'azione del Campidoglio con e tra i cittadini. Un black out che il centrodestra può pagare caro nella prossima campagna elettorale. Per questo azzerare completamente la giunta comunale «costringe» le varie anime del Pdl a confrontarsi senza veli e a convergere su un'unica strada da percorrere senza soste almeno fino al 2013. Ricompattare il partito è necessario, farlo intorno ad Alemanno è indispensabile. Non a caso «venerdì pomeriggio il Pdl romano - ha annunciato lo stesso sindaco - sta organizzando un'importante conferenza per esporre ai quadri dirigenti il risultato di questo lavoro». Ma è solo un punto nell'agenda del primo cittadino. L'altro riguarda i rapporti difficili con la Regione. La governatrice Polverini troppo spesso si sarebbe mostrata più che un'«alleata» un'antagonista. I paletti messi sul secondo decreto di Roma Capitale, la discarica di Malagrotta e il delicatissimo problema dei rifiuti, passando anche per il piano casa, avrebbero infastidito non poco (e sotto certi aspetti indebolito) il Campidoglio. Serve dunque una svolta anche nei rapporti con la Regione e un esecutivo più forte per Alemanno significa anche «rispondere» in modo più incisivo ad altri eventuali «attacchi» da parte della Polverini. Ancora, aumentare il numero dei «fedelissimi» in giunta garantirebbe al primo cittadino una «tranquillità» nell'azione amministrativa che a volte è sembrata venire meno. Un esempio per tutti, lo scandalo della parentopoli nelle aziende comunali. L'azzeramento della giunta «non è stata una scelta fallimentare, non è stata una punizione - ha detto ieri il sindaco a margine della riunione con i consiglieri capitolini - ma dimostra la volontà di attuare una fase 2 che porti questa maggioranza alla nuova sfida elettorale che ci sarà tra due anni e mezzo. Sarà un giro di vite che servirà per portare le linee programmatiche dell'amministrazione nella quotidianità e sul territorio». Alemanno avrebbe poi confidato ai suoi che avrebbe voluto fare i cambiamenti nella giunta capitolina, «con eventuali modifiche delle deleghe, in seno all'allargamento a 15 assessori previsto con l'approvazione del secondo decreto su Roma capitale». Ma non si può più attendere, le complesse procedure amministrative per l'approvazione del decreto che stabilisce nuovi poteri alla città sono state rallentate. «È stata una scelta da prendere coraggiosamente adesso, per avviare la fase due - avrebbe ribadito il sindaco - non si poteva aspettare un decreto che probabilmente verrà approvato alla fine del prossimo anno anche e soprattutto nell'ottica del fatto che i nuovi assessori non sarebbero riusciti a portare a termine alcun obiettivo con il poco tempo a disposizione». Già il tempo. È proprio questo il "fattore x" che può determinare il futuro di Alemanno. Che, arrivati a questo punto, non può più permettersi errori. La scelta, senza dubbio coraggiosa, di azzerare l'esecutivo significa prima di tutto questo. Alemanno ha accettato la sfida di guidare la Capitale, ha portato avanti con le unghie e con i denti il progetto del partito unico del centrodestra, ha lavorato sulla città e sugli equilibri politici nazionali. Ma ha capito che si giocherà tutto sui risultati che porterà nella e per la città: sia l'eventualità di un secondo mandato sia la «spinta» ai vertici nazionali del centrodestra. E il tempo per cambiare rotta è scaduto proprio l'altroieri.