"L'erede di Silvio non esiste"

Bisogna fare un salto di qualità, radicare il partito sul territorio. Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, indica una linea e spiega come saranno i mesi in cui il partito cambierà pelle dopo un 2010 in cui ha subito l'assalto dei finiani, ha visto la crescita della Lega e il ritorno dei centristi. «Prima però bisogna fare un po' di premesse». Onorevole, cominciamo dalla prima «Direi che ne possiamo fare una complessiva. Bisogna prima che si definisca il quadro politico». E cioè? «Dobbiamo capire se abbiamo di fronte una prospettiva di un anno o addirittura due di governo oppure se stiamo andando dritti al voto. È chiaro che la prospettiva cambia tutto. Il mio augurio è che prevalga la prima ipotesi». Oggi Casini sembra offrire una esplicita collaborazione. «Vero, attendo di vedere i fatti. Casini va letto nel suo complesso. A sinistra non gli hanno offerto molto spazio. Da un lato D'Alema gli dice: ecco qui, t'abbiamo preparato la tua casella di cattolico moderato, vieni e basta. Dall'altro Di Pietro ha addirittura evocato "le donne di facili costumi". A Casini non restavano molte altre possibilità. Non può che misurarsi con il centro-destra. Tenga presente che comunque, ovviamente, non è un'apertura gratuita».   In che senso? «Nel senso che Casini ha prima voluto vedere che succedeva il 14 dicembre. Visto che il governo tecnico senza Berlusconi e Bossi non si può fare ha preso atto che in questa situazione il governo va avanti». E allora, diamo per stabilita l'ipotesi uno: niente elezioni per uno o due anni. Che succede? «Succede che facciamo un'altra premessa. Lo vorrei dire soprattutto a chi dibatte dell'eredità o della successione a Berlusconi. È un discorso inutile. L'unico leader carismatico e allo stesso tempo federativo per le varie realtà politiche di centro-destra è Silvio. È l'unico in grado di prendere voti persino quando non è direttamente candidato lui, ma è anche l'unico in grado di tenere assieme tutta l'alleanza». Ma è stato lui però ad aprire a ipotesi di successione. «Sì, d'accordo. Posso fare una considerazione da esterno, visto che sicuramente non corro per fare il delfino, ma anche da interno, visto che sono nel gruppo dirigente del partito? Ebbene, non esiste alcun erede». Va bene. Fatta questa premessa, qual è la considerazione? «Che a fianco a un leader forte serve un partito forte. E non si può scegliere con i blog o su internet, che sono strumenti che vanno usati,ma i partiti camminano sulle gambe delle persone in carne e ossa. E queste persone hanno fame di politica». A che cosa si riferisce? «Guardi, penso di essere uno che gira tanto l'Italia. Anche, alle volte, per presentazioni di libri improbabili».   E che cosa dice il popolo del Pdl?  «È molto meglio di come viene raccontato. Mi capita di andare in un paesino e trovare sale piene di tre-quattrocento persone. C'è voglia di parlare, di discutere di politica. Vogliono un partito che li ascolti e che magari spieghi loro le scelte che ha fatto il governo». Come si fa a organizzare il partito sul territorio? «Berlusconi aveva lanciato una volta un'idea: al di là del sistema elettorale, ognuno dei deputati adotti uno dei vecchi collegi elettorali e lo curi nei fine settimana facendosi promotore delle esigenze locali. Penso che si possa ripartire da lì». Per arrivare dove? «La soluzione è un giusto mix di eletti e iscritti: quella è la vera base elettorale del Pdl. Non ho una soluzione chiusa, l'importante è partire da lì». E qual è il modello? Quello della Lega?  «Non penso a un modello da importare. Ogni partito ha il suo. Dobbiamo tornare al porta a porta». Senta, ma Berlusconi sembra lontano da questa idea. Parla di partito all'americana. «Benissimo perché anche i partiti americani sono tutt'altro che semplici comitati elettorali. Come hanno fatto i Repubblicani a recuperare consenso? Con i tea party, con il porta a porta, con le fondazioni». La Brambilla sta per lanciare i Caf del Pdl. È una buona iniziativa? «Certo, l'importante è che lo si faccia tutti assieme. Sono contrario a servizi appaltati a un solo gruppo». Intanto il Pdl rischia di perdere quel che ha. A Roma Alemanno azzera la giunta. Che ne pensa visto che lo ha incontrato stamattina? «Il sindaco è fuori discussione. Ma è necessario rilanciare l'azione della giunta. L'eredità che ci è stata lasciata è molto negativa da tutti i punti di vista».