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Confalonieri lancia il canale all news

Fedele Confalonieri

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«Sulla vicenda Fiat ci sono toni un po' troppo accesi da una parte e dall'altra». Non aggiunge altro Carlo De Benedetti, oggi presidente del Gruppo L'Espresso ma negli anni Settanta amministratore delegato del Lingotto mentre abbandona il centro congressi di Bergamo che in questi giorni ospita il congresso nazionale della Federazione nazionale della stampa (Fnsi). Nessun commento, dunque, alla strategia industriale di Marchionne. Eppure, dal suo intervento al convegno inaugurale sulle prossime sfide dell'informazione si capisce che anche l'Ingegnere parla la stessa lingua. Invoca mercato e innovazione quando ai vertici del sindacato della stampa italiana ricorda che i giornali non moriranno ma non stanno bene e che gli editori non potranno mai fare a meno dei giornalisti ma i giornalisti devono capire che anche le regole del gioco cambiano. Perché chi si ferma è perduto. E provoca, scuotendo la platea di delegati: «I giornalisti chiedono più soldi per la multimedialità, ma l'interesse del giornalista è avere la maggior visibilità possibile. Chiedono più soldi per lavorare sul web, ma da parte mia penso invece che dovrebbero ringraziare gli editori perché gli danno la possibilità di essere visibili su una pluralità di piattaforme». A fargli da sponda il presidente di Rcs, Piergaetano Marchetti, che ha paragonato il redattore al medico o al professore universitario: «Quando uno fa il medico in corsia secondo voi chiede un'indennità per imparare ad usare una nuova macchina che arriva per fare diagnosi? Quando un professore di filologia classica deve fare una ricerca su Internet, secondo voi si deve far pagare un'indennità?». Ha rincarato la dose anche il presidente dell'Ansa, Giulio Anselmi, sottolineando la «sfida per gli editori sul tipo di governance per le imprese editoriali e quella per i giornalisti, che sono bravi a rivendicare i propri diritti e meno bravi a esercitare i loro doveri. Questi doveri si sostanziano da un lato nella garanzia della democrazia e dall'altro nella capacità culturale, che significa rispetto per i lettori e guardare avanti. Su questo aspetto, invito i sindacalisti ad avere chiaro che spesso hanno appiattito alla base il lavoro dei giornalisti, senza avere chiaro il discorso della qualità. Non tutti i giornalisti sono uguali: non lo sono per quello che fanno e non lo devono essere per quello che percepiscono». Seduto a pochi centimetri dall'Ingegnere, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri ha preso un'altra direzione: «Non bisogna usare il precariato come si usa il lavoro nero, sono cose che non vanno bene». Poi il monito «ai celoduristi, sia da una parte sia dall'altra perché si guardino indietro». Guardando all'oggi, Confalonieri ha annunciato il lancio entro l'anno di un canale «all news» e ha parlato di «disponibilità dei nostri sindacati a corsi di formazione e al nuovo sistema editoriale» perché i giornalisti devono diventare «multimediali e digitali». Invocando però attenzione ai «bravi tagliatori di teste, che poi fanno diventare l'azienda un corpo esangue, perché razionalizzazioni e tagli non possono arrivare all'osso, perché altrimenti in azienda non si lascia più nessuno». Chi si aspettava ieri uno scontro diretto fra De Benedetti e Confalonieri che non si ritrovano in un confronto pubblico dai tempi della guerra di Segrate (guerra ancora aperta in tribunale con il Lodo Mondadori) è dunque rimasto deluso. Separati sul palco solo dal segretario della Fnsi, Siddi, i due hanno incrociato raramente lo sguardo. Più rilassato l'Ingegnere, impassibile il numero uno del Biscione. Anche quando Siddi ha sottolineato che il convegno del sindacato è stata l'occasione per farli incontrare dopo ventuno anni. Il faccia a faccia si è concluso con una rapida e formale stretta di mano su richiesta dei fotografi. Poi, ognuno per la sua strada.

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