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Marchionne nel mirino delle Br

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Sergio Marchionne, ad Fiat

Tra Fiom e Cgil restano le divisioni

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Ci risiamo. Riecco le stelle a cinque punte. E riecco gli insulti. Il destinatario è il nuovo nemico pubblico numero uno, l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Siamo a Torino. Le segreterie di Fiom e Cgil sono riunite per decidere il da farsi sul referendum che si terrà a Mirafiori tra giovedì e venerdì, quando su un grande manifesto pubblicitario esposto nel centro della città - sul cavalcavia di corso Sommellier - compare una scritta, tracciata con vernice rossa: «Marchionne fottiti», sentenzia. La stella a cinque punte, a lato, fa da firma. Non è finita. Vicino ci sono altri due cartelloni pubblicitari. Altre scritte rosse. «Non siamo noi a dover diventare cinesi», recita la prima. «Ma i lavoratori cinesi a diventare come noi», la seconda. Accanto altre stelle a cinque punte. Per gli investigatori della Digos della Questura di Torino il simbolo non può essere tradotto immediatamente con collegamenti, più o meno diretti, con presunte o sedicenti Brigate Rosse. Si tratta di «una simbologia forte», spiegano gli inquirenti, non così «inedita» neppure negli ultimi tempi, usata comunque per «alzare il tono» e per attirare la massima attenzione. D'altronde - rilevano gli stessi investigatori - il dibattito sulla questione Fiat-Marchionne è a tinte forti anche a livello istituzionale, politico e televisivo, da non far meravigliare se alcune persone - magari anche tra i più giovani e comunque tra i cosiddetti antagonisti - cerchi di «calcare la mano». Già, i toni sono alti. La Fiom si sta preparando al referendum percorrendo l'unica via che conosce, l'intransigenza. Maurizio Landini, il segretario dei metalmeccanici della Cgil, tempo fa ha descritto la proposta di investimento lanciata da Marchionne per lo stabilimento di Mirafiori come un «attacco alla democrazia». Inneggiando allo sciopero generale. Escludendo ogni possibilità di firma dell'accordo. Ora, dopo le minacce, arriva la solidarietà. Bipartisan. Messaggi di condanna, adesso che è troppo tardi, arrivano anche dai sindacati «rossi». Cgil e Fiom esprimono «la loro netta disapprovazione» per le scritte anti-Marchionne e ribadiscono «la loro netta condanna di ogni forma di violenza e di ogni forma di critica e di battaglia politica antidemocratica». Secondo i rappresentanti dei lavoratori, ancora riuniti nella sede della Cgil per l'incontro tra le due segreterie, con le scritte sui manifesti si ripete «un antico copione, come in un brutto deja vu». «Il momento - affermano - è troppo delicato per dare spazio a provocazioni di qualsiasi natura e da qualsiasi parte provengano». Fiom e Cgil, comunque, non perdono di vista quello che è il loro obiettivo e, alla vigilia del referendum di Mirafiori, invitano tutti i lavoratori che saranno coinvolti nella scelta e l'opinione pubblica in generale «a non cadere in trappole mediatiche o peggio folcloristiche». Dopo la condanna, puntuale, arriva la stoccata messa lì per minimizzare. Come a dire, non c'è nessuna minaccia seria. Non c'è nessun pericolo. Solo «trappole folkloristiche». Messe in atto da chi, poi? Chissà, forse è stato lo stesso Marchionne a disegnarsi le stelle a cinque punte. A scrivere di «fottersi». Intanto la solidarietà all'ad del Lingotto arriva anche dal Pd. «Le divergenze di posizioni, anche le più radicali, intorno alla vicenda Fiat non possono essere per nessuno il pretesto per atti di violenza simbolica o, peggio ancora, effettiva. La scritta contro Marchionne è un fatto gravissimo da condannare nella più assoluta fermezza», afferma il responsabile economico del partito Stefano Fassina. Sarà. Intanto però ci pensa Nichi Vendola a rialzare il tono dello scontro: «È difficile immaginare che con un'auto così mediocre come quella prodotta dalla Fiat si possano guadagnare nuovi mercati», spiega il presidente della Puglia a Che tempo che fa. Il leader di Sel attacca Marchionne: «Cosa porti nel mondo? - domanda - Non conta solo il ritmo produttivo. Bisogna sapere cosa vuoi vendere. Se non hai un'auto da vendere sarà un problema», sentenzia. Vendola annuncia poi che il 12 gennaio, a un giorno dal referendum sul contratto, davanti ai cancelli della Fiat Mirafiori, a fianco della Fiom, ci sarà anche lui. Alla faccia della solidarietà.

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