Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Su Battisti siamo tutti colpevoli

Giorgio Napolitano

  • a
  • a
  • a

Giorgio Napolitano conclude la sua visita in Emilia Romagna che ha dato il via alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Lo fa con due distinti appuntamenti a Forlì e Ravenna. Ed è proprio nella città in cui morì Dante che, commemorando le figure di due ravvenati come Arrigo Boldrini (lo storico comandante partigiano "Bulow") e Benigno Zaccagnini (uno dei fondatori della Democrazia Cristiana), ricordando la loro amicizia, prende spunto per parlare della mancata estradizione di Cesare Battisti. Il Capo dello Stato si chiede se non esista il rischio di disperdere la memoria e la consapevolezza dei rischi che il nostro Paese corse durante il periodo della lotta al nazifascismo e dall'attacco terroristico alla Repubblica. «Questo rischio esiste ed è grave - avverte parlando nella sala "preconsigliare" del comune di Ravenna -. Vicende tristi dei giorni scorsi ci inducono a pensare che non siamo riusciti a far comprendere anche a paesi amici vicini e lontani cosa abbia significato per noi quella vicenda del terrorismo e quale forza straordinaria sia servita per batterlo. Forse è mancato qualcosa nella nostra cultura e nella politica, qualcosa in grado di trasmettere alle nuove generazioni cosa accadde davvero in quegli anni tormentosi (il riferimento in particolare al sequestro di Aldo Moro ndr) che Benigno Zaccagnini superò con straordinaria tempra, dolore e coraggio». E sul tema interviene anche il ministro degli Esteri Franco Frattini che ospite di Che tempo che fa si dice contrario a qualsiasi boicottaggio dei prodotti brasiliani e spiega che, in attesa della decisione del Supremo tribunale federale, la ratifica dell'accordo tra l'Italia e il Brasile «verrà sospesa, non cancellata». Ma la conclusione della sua visita in Emilia Romagna è anche l'occasione per lanciare messaggi alla politica italiana. Il primo è per la Lega. Come aveva fatto venerdì ricordando l'importanza, per chi governa, di riconoscersi nel tricolore, Napolitano riserva una nuova stoccata al Carroccio. «Mi auguro - dice parlando al teatro Fabbri di Forlì - che l'esempio di questa città venga seguito altrove, in tutte le parti del Paese, come Milano, Venezia e Verona, affinché, al pari della Romagna sappiano come divennero italiane». E il riferimento alle tre città del Nord appare tutt'altro che casuale. Così come le parole pronunciate alcune ore dopo a Ravenna. «Credo che il mio discorso sul Tricolore - dice davanti alla platea del teatro Alighieri - sia stato ben compreso e abbia suscitato reazioni largamente costruttive. Confido che nei prossimi mesi ci ritroveremo tutti, senza distinzioni di parte, nelle celebrazioni dell'Unità d'Italia». E ancora: «È mio compito e dovere reagire ai rischi di divisione del Paese specialmente in questa fase delicata in cui l'Italia ha più che mai bisogno di coesione e slancio per reggere una sfida complessa ed impegnativa. È mio dovere rilanciare il patrimonio dell'Unità nazionale pur nel rispetto delle differenze e delle diverse posizioni». C'è anche un accenno al federalismo (la sua strada è contenuta «nei principi Costituzionali») e un appello affinché aumentino gli sforzi per evitare «asprezze spesso eccessive». L'ultimo pensiero è ancora per l'Unità d'Italia: «Il nostro sguardo non è fermo a ciò che eravamo 150 anni fa. Vogliamo ripercorrere la storia di un passato che ci ha portato allo Stato unitario, ci ha fatto diventare protagonisti della storia europea. Lo facciamo per trarne motivi di orgoglio e fiducia che ci fortifichino per guardare il futuro insieme con le nuove generazioni».

Dai blog